Ritorna la Scuola di Etica e Politica “Giacomo Ulivi” alla Gabella di via Roma, la nuova edizione partirà a gennaio all’insegna dei beni comuni, cittadinanza, economia responsabile e ambiente. Il 2013 è l’anno Europeo della Cittadinanza, per questo il primo appuntamento sarà dedicato proprio a una formazione teorica-pratica su come diventare cittadini consapevoli e influenzare le politiche del territorio.

Il ciclo dedicato alla cittadinanza affronterà in tre lezioni le problematiche e i segnali di disagio espressi dalla nostra società, cercando di capire quali modalità e strumenti possono incrementare il sentimento civico dei cittadini. Il primo incontro si terrà giovedì 17 gennaio alle ore 20.30 su “La democrazia rappresentativa e le istituzioni del governo locale” e sarà un focus su come le istituzioni del nostro paese funzionano a partire dagli enti locali, dedicando una parte dell’incontro a come è possibile far sentire la propria voce: istanze e petizioni, proposte di iniziativa popolare e referendum locale. L’incontro sarà coordinato da Roberto Montagnani – dirigente del servizio decentramento, partecipazione e processi deliberativi del Comune di Reggio Emilia.

Il ciclo di incontri sulla cittadinanza continuerà giovedì 31 gennaio alle ore 20.30 con “La partecipazione e i processi decisionali inclusivi” in cui verrà analizzato il percorso delle politiche pubbliche dall’ideazione all’attuazione di un progetto. Illustrando anche quali forme di partecipazione (anche grazie al web) sono possibili. Giovedì 21 febbraio alle 20.30 il ciclo di incontri sulla cittadinanza si conclude con “La cittadinanza attiva e l’approccio ai beni comuni”, in cui verranno illustrate le forme e le modalità concrete per partecipare alla vita del proprio territorio.

BENI COMUNI: LA GESTIONE DEL SUOLO E DEL TERRITORIO

Martedì 22 gennaio ore 21 la Gabella ospiterà il prof. Andrea Arcidiacono del Centro di Ricerca sui Consumi del suolo e docente di urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano. Le ragioni per le quali è utile discutere, conoscere e agire per limitare il consumo di suolo possono essere sommariamente ricondotte a tre principali categorie: il consumo di suolo produce impatti diretti e indiretti sull’ambiente, poiché i suoli naturali e agricoli che vengono urbanizzati perdono irreversibilmente le proprie capacità fisiche e biologiche: dalla fissazione della CO2, al ciclo delle acque, dal microclima alle connessioni ecologiche. Il consumo di suolo altera il paesaggio e con esso l’identità storica dei luoghi, banalizzando la lenta trasformazione della natura da parte dell’uomo attraverso una disseminazione, non adeguatamente governata, di nuovi volumi edificati. Il consumo di suolo deteriora la qualità dell’abitare: a fronte del beneficio privato connesso alla trasformazione dei suoli (spesso frutto di un investimento a basso rischio, teso ad appropriarsi della rendita fondiaria), la collettività è chiamata a subire i costi ambientali e sociali indotti dalla dispersione insediativa. Per tutto questo, conoscere quanto suolo viene “consumato” è irrinunciabile. Altrettanto necessario, però, è comprendere le cause di tale consumo, indagarne gli esiti territoriali e infine sperimentare adeguati strumenti di governo.