Fa sorridere ma anche indignare la improvvisa intraprendenza sugli aiuti per le zone terremotate del Governatore Vasco Errani proprio ad una settimana dalle elezioni. Facendo un bilancio dopo quasi un anno dai tragici eventi, si può affermare che la gestione del terremoto in Emilia, a parte la fase iniziale dell’emergenza, è stata un vero disastro, solo tanta inutile burocrazia e pochi soldi che vengono annunciati ma tardano ad arrivare!

Totalmente inascoltato, poi, il grido d’allarme di tanti cittadini e imprenditori che chiedevano una moratoria fiscale e contributiva simile a quella dell’Aquila, cioè almeno 10 anni di tempo per versare non più della metà del dovuto: questo sarebbe stato un buon aiuto all’Emilia terremotata!! Ma niente, dopo soli 6 mesi, gli emiliani hanno dovuto pagare tutto e subito, facendo mutui per pagare le tasse e i contributi in un’area territoriale così pesantemente colpita.

Inoltre, cosa di cui Errani e Monti non si sono minimamente interessati, la ingiusta penalizzazione inflitta ai tantissimi imprenditori emiliani relativa alla certificazione antisismica dei capannoni industriali: tutti i capannoni devono diventare antisismici, anche quelli che non hanno nemmeno una crepa, che non hanno subito alcun danno e che sono in Comuni molto distanti dagli epicentri maggiori, come, ad esempio, Correggio, Novellara, Campagnola, Rio Saliceto, Fabbrico.

Gli imprenditori sono disperati perché si sono visti sottrarre la loro vecchia agibilità rilasciata regolarmente dai Comuni e se non riusciranno ad eseguire questi lavori, rischiano la galera.

Le assurdità non finiscono qui: queste regole valgono solo per i Comuni inseriti in modo incomprensibile nel “cratere sismico” e non per tutta l’Emilia o, meglio ancora, per tutta Italia, perché se è vero che tutta l’Italia è a rischio sismico, allora queste norme dovrebbero valere per tutti. Il paradosso raggiunge il massimo livello se si pensa che a qualche chilometro più in là e fuori da questa assurda mappatura del “cratere sismico”, le imprese concorrenti non devono invece spendere nemmeno un euro per sistemare i loro capannoni!!

E adesso chi tirerà fuori tutti questi soldi? Il denaro necessario per la ricostruzione andrà giustamente a chi si è visto crollare la casa. Ma gli imprenditori dei comuni meno colpiti dovranno a loro spese legare tutti gli elementi strutturali, dovranno mettere perni, piastre, catene, fissare i magazzini e, dulcis in fundo, scavare sotto i capannoni per legare i plinti! Forse si spenderebbe di meno ad abbattere e ricostruire tutti quei capannoni robusti e ben costruiti che hanno resistito al sisma, ma questo è assurdo! Se poi la sicurezza dei lavoratori, siano essi dipendenti o imprenditori, deve essere importante, come io credo, o lo è per tutte le tipologie di fabbricati o non lo è per nessuno: non si capisce infatti perché la certificazione antisismica sia obbligatoria solo per i capannoni industriali e non per tutti gli altri edifici!

Cristina Fantinati

Capogruppo PDL Novellara e Unione Bassa Reggiana–Candidata alla Camera al n.10 lista PDL