carabinieri-manette“Alta quota”, così è stata denominata l’attività investigativa congiuntamente condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo Monti e della Stazione di Collagna che, coordinati dalla D.ssa Stefania Pigozzi, sostituto presso la Procura reggiana, hanno stroncato l’illecita attività di spaccio condotta nell’Appennino reggiano (da qui il nome dell’operazione Alta quota ndr) da due giovani di buona famiglia, tra cui colui che dell’attività di spaccio ne faceva la sua fonte primaria di guadagno esercitandola a tempo pieno, nonostante la giovane età, da almeno 7 anni. Indagini quelle condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo Monti e della Stazione di Collagna che hanno “documentato” centinaia di cessioni di stupefacenti, prevalentemente, hascisc e marijuana, fatte in un caso dal 2005 al 2012 e nell’altro per circa sei mesi nell’anno 2012, a favore di decine di insospettabili giovani della “montagna bene”. Attività investigativa quella dei carabinieri che condivisa dalla Procura reggiana ha visto la richiesta e la conseguente emissione a cura della D.ssa Antonella Pini Bentivoglio, GIP presso il Tribunale di Reggio Emilia, di due ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettanti indagati tratti in arresto nel weekend dai Carabinieri di Castelnovo Monti e Collagna.

Nell’ordine in manette sono finiti il 24enne E.T.. residente a Collagna che da circa sette anni era dedito allo spaccio di stupefacenti ed il 27enne M.D. residente a in località Cervarezza del comune di Busana, che si è dato al business degli stupefacenti dal marzo del 2012. Il primo è stato ristretto presso il carcere di Reggio Emilia mentre il giovane di Busana in regime di arresti domiciliari.

Un indagine nata attraverso un’attività di cognizione condotta nell’ambito dei consumatori dei giovani dimoranti nei comuni dell’Appennino reggiano che ha visto i Carabinieri di Castelnovo Monti e Collagna ricostruire l’intera attività di spaccio. Un’indagine laboriosa, come dimostra l’escussione di decine di giovani tutti risultati essere clienti degli odierni indagati dalla cui deposizione i Carabinieri sono riusciti a ricostruire l’illecito business. Ricostruzione condivisa dalla Procura reggiana che ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia i provvedimenti restrittivi eseguiti dai Carabinieri che hanno arrestato i due pusher in erba entrambi appartenenti a buone famiglie.