presentazione-documentoModificare, nei tempi utili per approvare i bilanci 2013, le norme sul patto di stabilità per consentire ai Comuni di realizzare gli investimenti necessari, rispondendo alle richieste dei cittadini in questo momento di crisi, e pagare le imprese che effettuano i lavori. E’ l’appello lanciato dal sindaco di Modena Giorgio Pighi, dal vicesindaco Giuseppe Boschini e dalla giunta comunale ai candidati modenesi nelle prossime elezioni politiche affinché il Governo e il Parlamento attuino le riforme necessarie.

Le proposte concrete, formulate con una sorta di lettera aperta, partono da una condivisione degli obiettivi del Patto di stabilità interno che prevedono la collaborazione degli enti locali alla riduzione del debito pubblico italiano e al controllo dell’indebitamento della pubblica amministrazione. “Non ci tiriamo certo indietro – precisa il sindaco – ma le modalità con le quali si perseguono questi scopi oggi sono tali che stanno mettendo in gravissima difficoltà i Comuni, in particolare quelli che, pur potendo contare sulle risorse necessarie, le devono accantonare (a Modena sono oltre 23 milioni quelli ‘congelati’ ogni anno fino al 2015) rinunciando a realizzare nuove opere, che sarebbero impossibili da pagare oggi con il vincolo dei 30 giorni senza violare il Patto di stabilità, e differendo i pagamenti di anni per quelle già concluse”.

La richiesta affinché vengano individuate altre modalità per il rispetto del Patto di stabilità è articolata in tre punti. Prima di tutto “individuare i Comuni virtuosi, valorizzando soprattutto il basso livello di indebitamento, e consentire loro di essere liberati dal patto di stabilità interno, o almeno di contribuire in modo proporzionato al loro indebitamento effettivo”. Quindi si propone di accogliere le richieste dell’Anci, formulate nei giorni scorsi, che chiedono di “escludere comunque dal conteggio riguardante il Patto di stabilità interno le somme concernenti i trasporti, la scuola, la sicurezza, la tutela del territorio” e altri settori strategici. Infine, si chiede di “consentire comunque l’utilizzo per il pagamento di debiti pregressi delle somme che ora non sono spendibili per effetto del Patto di stabilità interno”.

Ai candidati al Parlamento, inoltre, il sindaco Pighi e la giunta chiedono anche attenzione ai temi del riordino della finanza locale, a partire dalla gestione dell’Imu e dei trasferimenti statali, così come alla questione della Tares, il tributo che da luglio sostituirà la tariffa sul servizio di igiene ambientale urbana.

“Rispetto all’Imu – spiega il sindaco Pighi – bisogna intervenire entro il 30 aprile per definire le regole del Fondo di solidarietà tra i Comuni, ma ancora prima è necessario modificare le previsioni della legge di stabilità che cancella tutti i trasferimenti ai Comuni in cambio dell’Imu sulle case, il cui valore però risulta inferiore a quello dei trasferimenti cancellati, mentre allo Stato andrebbero i ricavati dalle attività produttive con il rischio che aumenti l’imposizione per le imprese”.

L’applicazione della Tares è stata fatta slittare a luglio “ma sono tanti gli aspetti negativi – sottolinea il sindaco Pighi – a partire dai costi per le imprese (il passaggio da tariffa a tassa non consente più di recuperare l’Iva) e dalle modalità di riscossione: ci auguriamo che anche su questi aspetti il Parlamento e il governo intervengano con rapidità”.

MODENA “CONGELATI” OGNI ANNO 23 MILIONI

Otto volte di più rispetto agli interessi sui debiti. Adeguare le regole alla norma sul pagamento entro 30 giorni. “Sì al risanamento, ma non con misure recessive”

Modena contribuisce alla stabilità otto volte di più di quanto contribuisca all’indebitamento. E’ questo infatti il rapporto tra i circa tre milioni di interessi annui che il Comune paga per i mutui e gli oltre 23 milioni da accantonare ogni anno per rispettare il Patto di stabilità. E’ anche da questo rapporto che nascono le proposte di modifica delle norme sul Patto di stabilità illustrate ai candidati modenesi alle prossime elezioni politiche.

“Non siamo più disposti a dire ai cittadini – si conclude l’appello sottoscritto dal sindaco Giorgio Pighi e dalla giunta – che il Comune è in ritardo nel pagamento alle imprese fornitrici ma, pur avendo il denaro per pagarle, può farlo in misura ridotta per il Patto di stabilità interno. Non siamo disposti a dire ai cittadini che forse realizzeremo meno investimenti perché il Patto non ci consente di rispettare l’impegno a pagare le imprese entro 30 giorni. E’ giunto il tempo di rivedere le strategie di risanamento, che sono necessarie, ma non devono passare attraverso misure recessive verso gli investimenti e le imprese”.

Le proposte di modifica, infatti, nascono anche dalla necessità di adeguarsi alle recente normativa che a livello nazionale impone alla pubblica amministrazione di pagare a 30 giorni dalla fatturazione. “E’ assolutamente condivisibile, e recepisce una direttiva comunitaria (2011/7 UE) rispetto alla quale l’Italia era inadempiente – è spiegato nel documento –. Tuttavia, tale normativa rischia di rimanere senza effetti per le imprese, se non avviene contestualmente uno sblocco del patto di stabilità. Per i Comuni, concretamente, c’è il rischio di dover azzerare o quasi i nuovi investimenti nel 2013, presi come sono tra l’obbligo di pagamento immediato, e la mancanza di disponibilità di spazi finanziari a causa del Patto”.

I Comuni, quindi, si troverebbero da una lato a fronteggiare i pagamenti di somme già dovute e dall’altro ad astenersi da nuovi interventi, perché non potrebbero pagare le imprese con la celerità richiesta dalla legge.

Nel documento si spiega che il saldo obiettivo per i Comuni è calcolato con un criterio misto: competenza per la parte corrente, e cassa per il conto capitale che, per le uscite, corrisponde in massima parte agli investimenti in opere pubbliche. “In questo modo – si sottolinea – il vincolo di cassa sugli investimenti genera la necessità di un vistoso saldo positivo tra le risorse incassate e quelle pagate nell’anno: così le risorse presenti in cassa possono essere impegnate ma non erogate. In questo modo le imprese non hanno i loro denari, i cittadini non hanno le loro opere e i servizi che in esse dovranno svolgersi, i servizi si svolgono altrove in condizioni peggiori e più onerose, il denaro resta immobilizzato con tutto quello che comporta”.

A questa situazione si aggiungono i tagli alle risorse correnti nel 2013 che determinano gravi difficoltà nella chiusura dei bilanci: “Anche in questo caso – spiega il documento – i tagli sono ripartiti in base ai consumi intermedi, cosa che penalizza i Comuni con maggiori volumi di servizi e esternalizzazioni, mentre dovrebbero essere ripartiti sulla base dei costi e fabbisogni standard. Il Patto di stabilità deve mirare a generare comportamenti razionali e virtuosi, volti a restringere l’indebitamento, non semplicemente a bloccare nelle casse comunali le risorse della comunità”.