Ottorino-GelminiLa città intesa come palestra di civiltà dove l’uomo è al centro dei bisogni, sempre in evoluzione, per affrontare i quali utilizza strumenti e servizi anche collettivi. Inoltre, la necessità di contestualizzare il tempo in cui viviamo, identificando quella che viene definita come “crisi”, piuttosto come una variazione epocale del modello sociale, fin qui basato su finte certezze e su altrettanto finti bisogni, magari consumistici, mascherati da progresso. Il tutto con la certezza che la coscienza, singola e collettiva, è pregiudiziale e forza motrice dei cambiamenti. Parte da queste premesse il contributo di riflessione che l’Anmic provinciale (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) intende offrire al dibattito in corso sul Psc (Piano strutturale comunale) di Modena, lo strumento di programmazione che disegna la città dei prossimi 30 anni.

“La nostra riflessione – afferma il presidente provinciale Anmic Ottorino Gelmini – non entra nel merito delle scelte tecniche che si potranno adottare, ma si concentra su alcuni temi che riteniamo si debbano riportare a sintesi. Pensiamo ad esempio alla famiglia intesa come rigeneratrice del nucleo primordiale della società, al lavoro inteso come spasmodica ragione di vita, abbandonando però l’idea dell’uomo prevaricante sull’altro uomo che diventa così, spesso inconsapevolmente, succube o schiavo. Pensiamo al concetto di benessere collettivo e non individuale, o per classi o per ceti e alla visione del denaro, strumento a servizio dell’uomo. Questi elementi – continua il presidente provinciale Anmic – contribuiscono all’identificazione dell’uomo che vorremmo riconoscere tra 30 anni, nel 2043, con imprescindibili caratteristiche di uomo libero e consapevole in coscienza e in dignità, cosmopolita piuttosto che globalizzato; un termine, quest’ultimo, che fa riferimento più alla dimensione consumistica e commerciale che a quella rispondente alla vera natura umana. Un uomo che sia naturale evoluzione, libera da stereotipi e svincolato da ricordi pregiudizievoli e trasformismi, dell’essere attuale in modificazione. Siamo di fronte ad un’opportunità esclusiva di predeterminazione dell’uomo che vorremmo vedere: abbiamo il coraggio – conclude Ottorino Gelmini – di scollegarci da antichi ricordi e superate visioni e di immaginarci una possibile nuova realtà ? Perché solo così passeremo da un status riformatore ad uno status di innovazione e perché non c’è speranza nel futuro se non c’è fiducia nel presente”.

La riflessione di Anmic sul Psc di Modena si ricollega al progetto Sos (Sollievo Sociale) che l’associazione ha presentato di recente e che prenderà il via entro il 2013 il cui scopo principale è quello di promuovere il riconoscimento della disabilità e fornire assistenza e consulenza qualificata in relazione ai bisogni dei disabili e delle loro famiglie, coinvolgendo anche la società civile.

“Un progetto ambizioso – afferma il presidente Anmic – ma necessario perché ha l’obiettivo di costruire insieme una nuova società più attenta e rispettosa delle diversità, nel principio dell’egualità sociale”. Sono diverse le aree d’intervento di Sollievo Sociale: dalla tutela della persona e della famiglia alla sensibilizzazione della collettività, dalla rappresentanza e visibilità nei rapporti con istituzioni, enti e mondo del volontariato alla promozione di iniziative a sostegno del disabile in ambito sanitario, scolastico, lavorativo e nei servizi sociali. Nel progetto Sos rientrano anche azioni mirate ad assicurare un supporto tecnico sull’accessibilità urbana, i trasporti la casa.

Ampie le adesioni a Sollievo Sociale: enti e istituzioni (dalla Prefettura alla maggioranza dei comuni modenesi, passando per Camera di Commercio e Università.), le diocesi di Modena e Carpi, le Caritas e l’istituto Charitas, sindacati, associazioni di volontariato e di famiglie di disabili.