“L’economia della nostra regione, rispetto a quelle delle regioni limitrofe, continua ad essere una delle più esposte al rischio di infiltrazioni criminali, e un chiaro indizio è rappresentato dal numero di aziende finora confiscate alle organizzazioni criminali: 26 in Emilia Romagna, 12 in Toscana, quattro nelle Marche e altrettanto in Veneto”.
E’quanto affermato questa mattina Ciro Donnarumma, della Segreteria della Cisl Emilia Romagna, nel corso di un incontro del dipartimento “Sicurezza, ambiente e legalità” del sindacato di via Milazzo, incontro in cui si è ribadito il pieno sostegno cislino alla carovana di Libera, dopo che, nei mesi scorsi, la stessa organizzazione sindacale ne era stata uno dei soggetti promotori.
Numeri, aggiornati al gennaio 2013, che trovano un’ulteriore conferma se si confrontano gli immobili confiscati alle mafie, con l’Emilia Romagna che primeggia con 86 unità, seguita dal Veneto con 84, dalla Toscana con 57 e dalle Marche con 20.
Nello stesso tempo, se la stessa analisi viene spostata a livello provinciale si può ben notare come la parte del leone la faccia la provincia bolognese con ben 40 confische tra aziende e immobili, seguita da Forlì-Cesena, Ferrara e, via via, da tutte le altre, “sebbene – sottolinea Donnarumma – rimangano dei dati parziali perché molti provvedimenti analoghi, sebbene manchi il timbro dell’ufficialità, sono tuttora in corso in particolare nelle province di Reggio Emilia e di Modena”.
“Dati allarmanti – continua il dirigente Cisl – che se da un lato testimoniano come la presenza della criminalità sia ormai conclamata, dall’altra evidenziano come le contromisure della società e delle istituzioni emiliano-romagnole, con i provvedimenti adottati dalla Regione in primis (ad esempio la L.R. n. 11/2010 che promuove la semplificazione nel settore delle costruzioni e la L.R. n.3/2011 per la gestione dei beni confiscati alle mafie), stiano iniziando a dare i tanto sperati frutti”.
Risultati che secondo il sindacalista di via Milazzo, specie in questo delicato momento di ricostruzione post terremoto, non devono essere messi a rischio da “uno scriteriato ridimensionamento di Durc, Mude e White list che nei giorni scorsi, un po’incautamente, è stato richiesto da talune organizzazioni imprenditoriali”.
“Noi – ha concluso Donnarumma – pur condividendo la necessità di sfoltire adempimenti burocratici inutili, che creano una situazione di stallo di difficoltà e di pericolo per la tenuta del sistema economico, e quindi concorrono a creare un rischio sia per imprese sia per lavoratori, siamo convinti che la ricostruzione per essere efficace e effettuata in tempi ragionevoli debba poggiare necessariamente su principi di legalità, trasparenza ed equità. Derogare anche ad uno solo di questi principi vorrebbe dire esporre il tessuto economico locale a possibili contaminazioni malavitose che l’intera comunità regionale, ancor più in un periodo di drammatica crisi economica come quello attuale, non può assolutamente permettersi”.