Girando per le strade delle nostre città è sempre più facile imbattersi in cartelli “ affittasi” o “vendesi” su saracinesche abbassate.
“Una desertificazione commerciale” figlia della crisi, che colpisce in particolare i piccoli negozi, con un crollo del mercato delle locazioni e ben 500.000 locali rimasti sfitti nel 2012 in tutt’Italia. E il trend nei primi quattro mesi del 2013 evidenzia un ulteriore incremento percentuale delle chiusure con cifre ancor più allarmanti:
Che fare, allora, per invertire la tendenza e ridare fiato al commercio ?
Confabitare – associazione proprietari immobiliari – un’idea ben precisa ce l’ha: estendere gli affitti a canone concordato anche agli esercizi commerciali.
“La nostra proposta – spiega il Presidente nazionale Alberto Zanni – è semplice e concreta. Si tratta di applicare ai negozi la legge 431/98 sui canoni concordati, che dal 1998 è in vigore per le abitazioni. In sostanza, il proprietario affitta il locale a canoni più bassi ( mediamente il 20% in meno dei canoni liberi), in cambio di uno sgravio sull’IMU.
Traducendo in cifre, l’imposta sugli immobili commerciali scenderebbe dall’attuale 9,8 per mille (media nazionale) al 7,6 per mille che è l’aliquota media a livello nazionale per i canoni concordati relativi alle abitazioni”.
Controindicazioni ? Zanni non ha dubbi : “Certo i Comuni avrebbero un mancato introito di poche decine di migliaia di Euro all’anno, ma a trarne vantaggio sarebbe tutto il tessuto sociale. Avere negozi aperti significa posti di lavoro, più servizi e consumi, meno degrado. Con la nostra proposta dei canoni calmierati che presenteremo a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, vogliamo porre un freno alla moria dei negozi e alla desertificazione dei nostri centri urbani”.