Il Coordinamento Regionale degli Assessori Comunali e Provinciali al Welfare, costituito unitariamente da ANCI, Legautonomie, UPI E UNCEM dell’Emilia-Romagna, ritiene inaccettabili le palesi falsità contenute nel comunicato stampa dell’Alleanza delle Cooperative italiane dell’Emilia Romagna in merito al progetto di legge regionale relativo alle ASP e quindi ritiene immotivati i toni minatori e demagogici.
Meraviglia che le centrali cooperative siano così disinformate sulle normative vigenti e, nonostante i numerosi incontri chiarificatori con le Amministrazioni interessate, continuino ad attribuire ad esse scelte che, oltre ad essere già state ampiamente smentite, sarebbero impraticabili a legislazione invariata.
Infatti, la legge regionale non aggiunge nulla (né lo potrebbe fare) rispetto alle deroghe che la legislazione nazionale già prevede per superare i vincoli alle assunzioni di personale, a favore delle Aziende speciali che gestiscono servizi sociali. Questa possibilità di assumere non può in essere in alcun modo interpretata come pericolosa fonte di spesa e di indebitamento, dato che le spese di personale delle Aziende speciali e delle ASP influiscono sul rispetto dei vincoli che sono tenuti a rispettare le Amministrazioni comunali.
Quindi, realisticamente, le assunzioni che le ASP potranno programmare, nella migliore delle ipotesi riusciranno a sostituire il turn over del personale e conservare la gestione dei servizi pubblici attuali che, come è noto anche alle centrali cooperative, non supera il 15% dei servizi accreditati.
Il progetto di legge così aspramente criticato e contestato non riguarda solo le ASP, ma tutte le forme pubbliche di produzione dei servizi alla persona. Contrariamente a quanto asserito dalle centrali cooperative il progetto di legge punta a semplificare il sistema pubblico di produzione, introducendo l’obbligo di individuare, per ciascun distretto un unico soggetto pubblico di produzione, attraverso l’unificazione di quelli esistenti. In tal modo si realizzano economie di scala e si riduce la moltiplicazione delle forme di gestione dei servizi.
Pertanto i cittadini ed anche le centrali cooperative possono stare tranquilli: gli amministratori della Regione e degli Enti Locali dell’Emilia-Romagna non sono pericolosi spendaccioni, né gonfiano i loro bilanci di assunzioni a fini elettorali; continuano, invece, a dare risposta ai bisogni sociali con un uso rigoroso ed oculato delle scarse risorse a disposizione, in un quadro di collaborazione tra sistema pubblico e sistema privato che non ha uguali in Italia.
Pertanto non è comprensibile il duro attacco delle associazioni cooperative alla legge regionale. Non si conquistano ulteriori quote di mercato sulla base di una contestazione a politiche, che nessuno ha mai immaginato e che sono peraltro impossibili nel rispetto delle leggi, così come non è accettabile che realtà sociali ed economiche importanti come le cooperative sociali non conoscano il contesto legislativo sul contenimento della spesa pubblica, che nessuna legge regionale può aggirare.
Se i vincoli normativi o la carenza di risorse continuerà ad erodere la possibilità per i Comuni di garantire una se pur minima quota di gestione pubblica dei servizi, il vantaggio economico della Cooperazione sociale sarà minimo, mentre, per converso, ma ben più grave la perdita di quel know how che, nella nostra Regione, ha permesso alle amministrazioni pubbliche di eccellere per la qualità dei servizi alla persona, siano essi gestiti direttamente o con partnership pubblico privato.
E’ proprio allo sviluppo di questa partnership che gli amministratori locali del welfare richiamano la cooperazione sociale, che invitano a recedere da posizioni demagogiche e conflittuali, dannose prima di tutto alla stessa reputazione della cooperazione.