L’evento sismico ha avuto un forte impatto non solo sul piano della distruzione fisica e materiale, ma anche sul tessuto sociale, economico e culturale dei territori interessati. Accanto al recupero fisico di edifici è necessario affrontare anche il recupero di servizi, di spazi pubblici di relazione, delle reti tecnologiche, il riavvio di attività economiche, tenendo come linea guida nel processo complessivo della ricostruzione la necessità di preservare il valore, la coesione sociale e l’identità dei luoghi.
L’idea guida è stata quella di rileggere i territori a partire dalla loro storia con l’obiettivo di ragionare del futuro, oltre l’emergenza terremoto. Un elemento è apparso chiaro e rilevante. Dopo il terremoto si sono dovute ricostruire, nel minor tempo possibile, attrezzature urbane, case, capannoni; ciò ha dato luogo a nuove situazioni, spostamenti di funzioni, di attività pubbliche e private. Questo implica spostamento di persone, di percorsi, di relazioni, modifica di abitudini consolidate anche nel rapporto con lo spazio urbano.
Le comunità locali dovranno riuscire a riappropriarsi di questi assetti che si sono venuti determinando ricostruendo nuovi elementi identitari.
Pieve di Cento (Bologna)
Cooperative di progettazione: Tecnicoop, Sts
Più attraente di prima: un futuro possibile oltre l’emergenza: suggestioni progettuali per un rilancio durevole e sostenibile a supporto dell’azione di ricostruzione.
Le caratteristiche di Pieve di Cento suggeriscono di concentrare l’attenzione sul centro storico e sulle aree limitrofe e, per le dimensioni circoscritte della superficie comunale e la localizzazione del suo centro, sulla enfatizzazione delle connessioni con i comuni contermini per stabilire circuiti di relazione più vasti: con la pianura nord bolognese, l’area centese, la pianura nord-est modenese.
L’obiettivo è quello di costruire, in sinergia con le restanti aree colpite dal sisma, una migliore vivibilità e un profilo attrattivo più marcato: maggior capacità di attirare investimenti e visitatori dall’esterno per un rilancio durevole e sostenibile dello sviluppo socio-economico locale.
Un allargamento e potenziamento dell’asse centrale del centro storico di Pieve con ulteriori percorsi è possibile creando un secondo asse nord-sud parallelo a quello che tradizionalmente innerva il paese da Porta Bologna a Porta Ferrara, potendo contare sulla ridefinizione strutturale e funzionale di due aree snodo oggi inutilizzate:
> l’area dell’ex scuola a est di Porta Bologna che potrebbe ospitare la nuova sede della Pinacoteca, con spazi commerciali e di ristoro al piano terreno;
> l’area ASL dell’ex Convento delle Clarisse che potrebbe ospitare la nuova sede della Biblioteca multimediale con locali di incontro e spazi sociali e di animazione al piano terreno.
Attorno a Porta Bologna potrebbe nascere un fulcro forte, articolato in una serie di spazi e piazzette pedonali con affacciate diverse attività commerciali, ristoranti e zone attrezzate per ospitare i dehors dei locali: il sistema delle Porte storiche sarà la vetrina urbana più suggestiva da proporre ai fruitori, come spazi arredati per la sosta delle persone e punto d’innesco di percorsi pedonali invitanti.
Alessandro Pirani, assessore allo Sviluppo economico e Relazioni esterne di Pieve di Cento:
“Sembra un paradosso, ma è così: per Pieve il terremoto è una grande opportunità di ripensare il proprio futuro, anche grazie a suggestioni come quelle che presentiamo. Questa amministrazione ha puntato da subito e con decisione sull’innovazione e sull’individuazione di una strategia di rilancio per l’economia locale, in cui è senz’altro necessario prevedere poli di innovazione dell’offerta anche commerciale recuperando edifici e interi comparti del centro storico. Puntare sull’innovazione: stiamo per partire con un progetto che, nel giro di pochi mesi, porterà la banda ultralarga in fibra ottica con velocità altissime – 1Gigabit – su tutto il territorio. Saremo il primo Comune italiano ad avere una tecnologia di questo tipo”.
Rovereto (Comune di Novi di Modena)
Cooperative di progettazione: Politecnica – Italprogetti
Lo studio si è posto l’obiettivo di proporre suggestioni e spunti per immaginare il futuro a partire dal riconoscimento di una trama portante dello spazio pubblico, luogo di relazione per eccellenza, proponendo anche nuove relazioni con il territorio rurale caratterizzato dalla presenza del fiume Secchia e dei canali delle bonifiche.
Nel caso di Rovereto è emersa subito la peculiarità di questo luogo: nato attorno alla chiesa che affaccia sulla strada, che ancora oggi definisce i flussi, le gerarchie, le relazioni, l’abitato è stretto tra il sistema fluviale del Secchia e il cavo Lama; la trama ortogonale indifferenziata delle strade serve un tessuto edilizio minuto, che trovava, prima del sisma, nel tratto centrale affacciato sulla SP11 e nella piazza i suoi riferimenti: gli edifici pubblici, il commercio, il parco. Il sisma ha alterato questi equilibri, danneggiando fortemente soprattutto l’edificato sul fronte della strada principale diventata oltretutto, a causa dell’incremento del traffico, una barriera per la vita di relazione.
La proposta affronta questi problemi cercando di ricostruire una trama dello spazio pubblico che metta in connessione i servizi e le attività commerciali, i luoghi storici e identitari, aprendosi verso il territorio rurale e gli altri centri abitati circostanti quasi a voler contraddire quell’isolamento storico perché determinato da fattori naturali, tenendo conto delle nuove situazioni derivanti dal sisma e delle potenzialità del territorio periurbano. L’elemento strategico è dunque costituito dalla Spina verde, un’ampia fascia di spazi qualificati, con strade alberate, ampi marciapiedi, piste ciclabili, aree verdi attrezzate, piazze e piazzette, piani terra degli edifici pensati per ospitare attività attrattive e relazionati con gli spazi aperti. La Spina verde è l’elemento che mette in relazione le diverse parti del centro abitato fra loro e con il territorio rurale dando vita ad un sistema attrezzato di spazi e attività aggregative.
Lo spostamento del traffico pesante fuori dall’abitato attraverso la realizzazione della prevista circonvallazione consentirà di creare una nuova rete di percorsi e di spazi di relazione rafforzando il ruolo identitario della piazza e delle aree circostanti, di costruire un nuovo rapporto con il fiume Secchia, anche per effetto dell’ubicazione provvisoria della chiesa, e con il territorio rurale, migliorando le connessioni con i centri abitati circostanti, quali Novi, Cavezzo, Carpi.
Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena:
“Le comunità che hanno subito i danni del sisma, le piazze dei paesi rese irriconoscibili dai crolli e dalle demolizioni che si sono rese necessarie per la sicurezza pubblica, le chiese, i campanili e tutti quegli edifici identitari che erano il patrimonio collettivo che ci accompagnava nella vita di ogni giorno, hanno bisogno di una nuova prospettiva, di essere ripensati in un contesto urbano profondamente modificato. Il contributo dei Professionisti è decisivo per disegnare l’identità nuova in armonia e in relazione con la nostra storia, una occasione, da questo punto di vista, che non dobbiamo sprecare. Sono grata della solidarietà che, con questa iniziativa, ci consente di avere disponibili idee e suggestioni per la ricostruzione del nostro paese”
San Possidonio, Modena
Cooperative di progettazione: Politecnica – Europrogetti
Lo studio si è posto l’obiettivo di proporre suggestioni e spunti per immaginare il futuro a partire dal riconoscimento di una trama portante dello spazio pubblico, luogo di relazione per eccellenza, proponendo anche nuove relazioni con il territorio rurale caratterizzato dalla presenza del fiume Secchia e dei canali della bonifica.
Nel caso di San Possidonio si è pensato ad un nuovo rapporto tra area urbana e territorio rurale, che sfruttasse la presenza del fiume Secchia lungo il quale passa l’itinerario cicloturistico europeo (EUROvelo sul Secchia).
In quest’ottica, la riqualificazione dell’insediamento lineare su via Matteotti, colonna vertebrale di connessione tra il centro urbano e l’area rurale, diventa elemento strategico: alleggerendo la densità edilizia (per effetto del terremoto), la strada ritrova la propria relazione con la campagna, che diventa “parco” per abitanti e turisti, fruibile attraverso sentieri ciclopedonali che permettono di scoprirne la storia scritta nei segni del paesaggio, quali fossi, canali, campi coltivati, maestà e barchesse; le frazioni riscoprono la propria identità, definendo nuovi margini e nuove funzioni legate alla valorizzazione del territorio, come punti informativi, servizi ai cicloturisti, mercati a Km0, attività di ristorazione e ospitalità; l’ex-Fornace Budrighello e l’oasi omonima trovano nuova vita nella creazione di un’ area visita integrata, in collaborazione con le aziende agricole possidiesi.
Il Centro urbano diventa punto di riferimento di questa rete, rinnovandosi nella struttura degli spazi pubblici, nell’offerta commerciale e dei servizi, nelle connessioni con il proprio territorio ma anche con i centri più prossimi, come Concordia, Rovereto, Cavezzo. La piazza riscopre il proprio ruolo di cuore della comunità, grazie ad un ricco disegno dello spazio pubblico che da essa si diparte per innervare l’intero centro storico; il centro sportivo si trasforma in Cittadella dei Giovani, un luogo in cui i giovani possidiesi e dei centri vicini possano trovare offerte ludiche e sportive adatte a loro (anche una pista per lo skateboard); il nuovo polo scolastico diventa Luogo della Formazione e della Cultura, accogliente, facilmente accessibile, riconoscibile e vissuto durante l’intera giornata.
Rudi Accorsi, sindaco di San Possidonio
“Siamo nella complicata situazione di dover ricostruire il nostro paese cambiando l’approccio con il modo di costruire che avevamo e, nel contempo, dobbiamo riuscire a conservare la nostra identità. Pper questo il progetto unoxquattro è una occasione preziosa; un laboratorio da cui extrapolare le idee che serviranno per guidare la rigenerazione di San Possidonio, del suo centro e della sua parte rurale, un laboratorio condiviso, con l’amministrazione, con gli operatori economici e con la cittadinanza”.
Comune di Quistello (Mantova)
Cooperativa di progettazione: Coprat
Quistello è stato colpito dal sisma in modo particolarmente concentrato nell’area del centro storico dove tradizionalmente hanno sede gli edifici pubblici rappresentativi e le attività socio-economiche e culturali di riferimento per il territorio.
Lo studio di fattibilità propone un quadro integrato di interventi materiali e immateriali che riguardano:
— i principali edifici pubblici oggi inagibili (Municipio, Parrochiale di S. Bartolomeo, Pinacoteca, Centro Culturale, ex Ospedale, Palazzo Palestra)
— una serie di spazi inedificati che, collegati da un sistema di percorsi pedonali, costituiranno una rete dinamica di luoghi pubblici di riferimento per le attività e le relazioni della comunità di Quistello
— la organizzazione e la incentivazione di azioni di aggregazione in vari settori (culturali, commerciali, di servizi) per riportare la vita e le attività negli edifici e negli spazi centrali di Quistello.
Lo studio costituisce il quadro di riferimento utilizzato dall’Amministrazione per promuovere la più ampia partecipazione della collettività in vista della progressiva realizzazione degli interventi programmati.”
Luca Malavasi, sindaco di Quistello
“Questo studio ci aiuterà a mettere a sistema il complesso delle azioni da svolgere per recuperare e incentivare tutte le attività del paese lese dal sisma. Ringrazio il Fondo Cooperativo Terremoto Emilia, Legacoop e Coprat per il contributo offerto al territorio e a Quistello”.
Comune di Cento (Ferrara)
Cooperativa di progettazione: Uteco
L’input iniziale fornito dall’amministrazione riguarda il ruolo del piazzale della Rocca alla luce delle trasformazioni in atto e della volontà dell’amministrazione di dare maggiore rilievo a questo luogo nell’ambito della vita sociale della comunità. La porzione di abitato a sud del centro storico presenta aree di futura trasformazione, oltre alla presenza di servizi pubblici che si intende potenziare. Questa dinamica porterà il piazzale e la Rocca in una posizione più baricentrica rispetto a quella attuale, marginale rispetto alla vita della città.
Tema 1 – Il bordo
È necessario un progetto di valorizzazione del sedime delle antiche Mura oggi scomparse, che individui il limite del centro storico e che possa innescare un processo di riqualificazione dei fronti dei caseggiati che vi si affacciano. Il sedime delle antiche mura oggi occupato dalla presenza di fabbricati ad uso residenziale individua due percorsi, uno esterno affacciato sulla circonvallazione e uno interno più protetto e configurato a tratti come viale alberato. L’obiettivo è di dare continuità al percorso pedonale e ciclabile interno, rivolto verso gli edifici storici e protetto dalla viabilità carrabile, creando un itinerario di pregio.
Tema 2 – Sistema di corti
Si propone la creazione di un sistema di spazi interni al tessuto storico, costituito, partendo dalla corte interna alla Rocca, dal susseguirsi di varchi e corti, interessante anche per il ritmo dato dall’alternanza di spazi compressi ed espansi.
L’accesso a queste “stanze aperte“ fra i palazzi storici, la cui presenza attualmente può percepire attraverso gli androni d’ingresso dei palazzi storici, consentirebbe la lettura del tessuto della città e la scoperta di quegli spazi intimi di grande pregio, verso i quali i palazzi storicamente si affacciavano.
Tema 3 – Piazzale Rocca
Per quanto riguarda la Rocca si propone una funzione che ne consenta la fruizione in maniera continuativa e possibilmente in fasce orarie diverse. La destinazione ipotizzata è quella di biblioteca comunale, con la possibilità di coniugare tale utilizzo con spazi espositivi per mostre temporanee, aule studio ed un punto ristoro/caffetteria aperto anche nelle ore serali e nei giorni festivi. Palazzo Scarselli sede attuale della biblioteca comunale per la sua conformazione interna e per la vicinanza con la pinacoteca civica “il Guercino” potrà essere utilizzato come spazio museale.
Nelle scuole Pascoli si è ipotizzato lo spostamento degli uffici comunali che fino a prima del sisma erano ospitati al piano terra del palazzo del municipio. Tali spazi affacciati sul corso e sulla piazza del Guercino, non risultano per la loro conformazione congeniali al precedente utilizzo, potrebbero quindi essere destinati ad attività commerciali e di promozione del territorio Centese. Nell’edificio scolastico Rodari si prevede di spostare la caserma dei vigili urbani integrandola con l’ufficio immigrazione.
La seconda parte della proposta riguarda un intervento volto a rendere permeabili le pertinenze delle attuali strutture scolastiche rimuovendo almeno in parte le cancellate che cingono i giardini alberati a lato del piazzale ed introducendo in questi ultimi nuove pavimentazioni, arredi e corpi illuminanti.
In questo modo si creeranno quegli spazi di sosta pedonale attualmente mancanti nel piazzale della Rocca, preservando nel contempo l’attuale conformazione della piazza, voluta dalla soprintendenza a memoria della funzione originaria di piazza d’armi e che contribuisce a valorizzare notevolmente.
Piero Lodi, sindaco di Cento:
“L’evento doloroso del sisma che ha investito l’Emilia nel maggio del 2012 ha dato un duro colpo alle comunità, mettendo alla prova le capacità degli amministratori, chiamati a reagire con forza e determinazione a favore della propria cittadinanza e del patrimonio culturale delle loro città. Il difficile compito di organizzare attività di emergenza e di rispondere ai bisogni dei cittadini in difficoltà non deve però indebolire la capacità di avere una visione complessiva e lungimirante, anche alla luce di esperienze analoghe vissute di recente in altre zone d’Italia.
A seguito dell’evento sismico, da parte dell’amministrazione si è riscontrata da subito la volontà di dare alla cittadinanza il chiaro messaggio, che la possibilità di ripartire e di tornare alla normalità era concreta e possibile. Uno degli impegni assunti è stato quello di mantenere vivo il centro storico, non solo mettendo in sicurezza gli edifici pubblici e cercando di limitare al minimo le zone interdette alla circolazione, ma dando supporto alle attività commerciali con sede fissa e trovando sedi alternative per i mercati settimanali.
La necessità di ricominciare da subito con le normali attività che si svolgevano nel centro prima del terremoto ha portato a ripensare ad alcuni aspetti organizzativi delle attività stesse, dando modo di sperimentare come esse possano contribuire in maniera concreta anche alla riqualificazione di alcune zone sia interne, sia limitrofe al nucleo storico.
I ragionamenti che scaturiscono da questa esperienza riguardano quindi sia aree con necessità di interventi di riqualificazione, sia gli effetti indotti su alcune zone comprese nel perimetro centro grazie allo spostamento di punti di forza che generano nuovi equilibri.
In un ottica di rivisitazione delle dinamiche cittadine, una delle zone di principale interesse risulta essere il piazzale della Rocca, icona della città ma che fino ad oggi non è riuscita ad assumere un ruolo centrale nella vita sociale della città stessa.
Il terremoto pone davanti ad una sfida nuova, che deve essere raccolta: oppure, per non tornare come prima, ma meglio di prima, vivendo come opportunità programmatoria ciò che nasce dall’emergenza. Una sfida che responsabilizza la classe dirigente di una città, che deve essere vinta coinvolgendo la comunità tutta partendo dalla conoscenza e dallo studio urbanistico e sociale”.