Strumenti tecnologicamente avanzati e sofisticati come il Gpr (Ground Penetraiting Radar) e il Tdr (Time domain reflectrometry) hanno dimostrato per la prima volta che gli effetti della lavorazione del suolo agricolo si risentono nel terreno per un periodo lunghissimo.
Questa e’ soltanto una delle curiosita’ scientifiche emerse durante la presentazione, nella sede della provincia di Forli’-Cesena, dei risultati dei primi 18 mesi di ricerca del Progetto Life della Comunita’ Europea, denominato Slid (Shallow Landslides Investigation Device), Sistema integrato per la previsione e lo studio delle frane superficiali.
Il progetto, finanziato con un impegno di 367 mila euro dalla Comunita’ Europea che ha riconosciuto la rilevanza del problema, ha evidenziato come le vaste aree argillose dell’Appennino emiliano-romagnolo siano colpite troppo spesso da fenomeni franosi. La maggior parte dei franamenti sono superficiali, in quanto interessano uno spessore modesto di suolo. Purtroppo pero’ sono un male cronico, si riattivano di frequente, e il materiale va poi ad alimentare frane di grandi dimensioni che si muovono velocemente. La franosita’ superficiale condiziona fortemente vari aspetti della vita quotidiana, dalla perdita di terreno agricolo, all’interruzione di strade fino, nei casi estremi, al coinvolgimento di edifici con pericolo per la vita umana.
Il procedere di questi fenomeni di dissesto idrogeologico – ha precisato il professor Enzo Farabegoli dell’Universita’ di Bologna, che coordina il progetto – dipende infatti dalla costituzione dell’Appennino, dal clima, ma, per la maggior parte, da come l’uomo interviene sui versanti. ”Durante i periodi di pioggia, gli strumenti ubicati a varia profondita’ in un versante argilloso a riposo da oltre 30 anni – ha spiegato – hanno registrato pressioni anomale non a 40 cm di profondita’ come atteso ma alla profondita’ di 80 cm. Il volume di una possibile frana e’ quindi il doppio di quella atteso. Per la prima volta viene dimostrato che gli effetti della lavorazione del suolo agricolo si risentono per un periodo lunghissimo.
Questi risultati suggeriscono la necessita’ di una riprogettazione delle tecniche di lavorazione agricola”.