È stato pubblicato, sull’autorevole rivista scientifica Water Resources Research (Impact Factor 3.549, Journal Rank #3/83 in the subject category water resources, 2014 Journal Citation Reports) lo studio intitolato “Evidence of an emerging levee failure mechanism causing disastrous floods in Italy” che analizza le ragioni che hanno portato al collasso dell’argine del fiume Secchia con la conseguente alluvione di una parte del territorio modenese nel gennaio 2014.
Autori dello studio sono il prof. Stefano Orlandini, il dott. Giovanni Moretti del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ed il prof. John Albertson della Cornell University di New York (USA), collaboratore abituale nel gruppo di ricerca di idrologia e costruzioni Idrauliche di Unimore (www.idrogeologia.unimore.it).
“La Commissione – ha spiegato il prof. Stefano Orlandini di Unimore – voluta dal Presidente della Regione Emilia-Romagna aveva concluso, nell’estate 2014, che il collasso dell’argine del Secchia era stato causato dall’azione di animali selvatici quali l’istrice, il tasso e la volpe rossa. Questi animali, in un contesto di rapido cambiamento dell’uso del suolo e del clima, stanno migrando dalle aree appenniniche verso i territori della pianura padana trovando nei rilevati arginali i luoghi ideali ove scavare le loro tane. Lo studio dimostra come gli effetti della loro attività possano essere disastrosi. Il titolo del nostro lavoro esprime chiaramente come l’attenzione debba essere riposta con urgenza su un problema emergente che ha verosimilmente causato altre alluvioni in Italia. Ridurre il collasso dell’argine del Secchia a un mero problema di manutenzione, com’è stato fatto in diverse sedi, costituisce una visione scientificamente limitata e tecnicamente non esauriente”.
Lo studio pubblicato riconosce l’utilità di applicare metodi d’indagine geofisica per valutare lo stato degli argini e l’efficacia degli interventi di riparazione, ma illustra, soprattutto, attraverso la ricostruzione dei casi osservati sui fiumi Secchia e Panaro, come sia necessario e urgente avviare studi di carattere multidisciplinare, mirati a individuare le corrette pratiche di gestione della fauna selvatica e della sua interazione con le opere idrauliche di difesa.
“Il lavoro condotto – ha continuato il prof. Orlandini di Unimore – rappresenta, peraltro, un valido esempio d’integrazione tra ricerca, didattica e terza missione per l’applicazione diretta delle conoscenze scientifiche alla soluzione di problemi con forte impatto economico e sociale. Infatti, in un mondo che cambia rapidamente, si evolvono anche i problemi e i metodi necessari per fornire le migliori soluzioni. Su tale principio è sempre stata impostata l’offerta formativa dei corsi di studio in Ingegneria Civile e Ambientale offerti dal Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”- DIEF”.
“Al termine dell’opera svolta nel primo semestre del 2014 all’interno della Commissione regionale – ha concluso il prof. Stefano Orlandini – abbiamo sentito il bisogno di estendere le analisi e di confrontarci con la comunità scientifica internazionale sulla rilevanza del problema emerso e sui metodi utilizzati”.
L’eco di questa ricerca ha fatto sì che al prof. Stefano Orlandini sia stato rivolto l’invito a presentare il suo lavoro (disponibile in formato open access alla pagina web: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2015WR017426/full) il prossimo 16 dicembre 2015 a San Francisco, in occasione dell’American Geophysical Union Fall Meeting 2015.
Stefano Orlandini
Nato a Reggio Emilia, ha conseguito la sua laurea con lode in Ingegneria Civile (Sezione Idraulica) presso l’Università degli Studi di Parma e il suo Ph.D. presso il Politecnico di Milano. È professore associato di Ingegneria Civile e Ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” – DIEF. Stefano Orlandini è stato co-sviluppatore del modello idrologico distribuito CATHY, ampiamente utilizzato in campo scientifico e tecnico per la descrizione dell’interazione dinamica tra acque superficiali e sotterranee, e ha maturato una vasta esperienza di ricerca nella descrizione delle caratteristiche fisiografiche dei sistemi di drenaggio naturali e della propagazione delle acque superficiali. Ha guidato con successo progetti di ricerca finanziati da MIUR, MAE e UNESCO. È attualmente responsabile locale di un progetto triennale (PRIN 2010-2011) finanziato dal MIUR sulla descrizione dei processi idrologici complessi in scenari di incertezza idroclimatica. È stato membro della Commissione nominata dal Presidente della Regione Emilia Romagna per la determinazione delle cause del collasso arginale che si è verificato lungo il fiume Secchia il 19 gennaio 2014.
Giovanni Moretti
Nato a Ferrara, ha conseguito la sua laurea in Ingegneria Civile (Sezione Idraulica) e il suo Ph.D. presso l’Università degli Studi di Ferrara. È assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”. Ha maturato una vasta esperienza di ricerca nell’analisi automatica dei modelli digitali del terreno a elevata risoluzione e nella propagazione delle acque superficiali.
John Alberson
Nato a New York, ha studiato presso la State University of New York a Buffalo, ha conseguito la laurea magistrale alla Yale University e il suo Ph.D. presso University of California at Davis. È professore di Ingegneria Civile e Ambientale presso la Cornell University, New York, USA. John Albertson è stato lo sviluppatore di un codice Large Eddy Simulation ampiamente utilizzato per la turbolenza atmosferica dello strato limite e ha maturato una vasta esperienza di ricerca nelle interazioni suolo-atmosfera. Ha guidato con successo grandi progetti di ricerca interdisciplinari finanziati da NASA, US National Science Foundation, Environmental Protection Agency e Department of Energy, ha condotto esperimenti sul campo in Africa, Nord America ed Europa. Attualmente conduce progetti della NASA sulla persistenza della siccità e sull’ecoidrologia delle savane africane, insieme a un progetto di NSF sull’interazione vegetazione-idrologia nei bacini idrografici del Mediterraneo. È co-direttore del gruppo di lavoro della NASA su alluvioni e siccità. Collabora da anni con il Gruppo di Ricerca di Idrologia e Costruzioni Idrauliche del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, presso il quale è stato “visiting scientist” nel 2013.