Sono stati presentati al Senato Accademico dell’Alma Mater i risultati dell’indagine 2019 sulla condizione occupazionale dei dottori di ricerca Unibo che, per il quinto anno consecutivo, analizza l’esperienza di studio/ricerca e l’inserimento occupazionale.
Emerge un quadro positivo che mette soprattutto in luce l’importanza della qualificazione professionale, utile non solo per lo svolgimento dell’attività lavorativa per la quale i dottori di ricerca hanno investito tempo, impegno e risorse, ma anche per la retribuzione e il grado di soddisfazione raggiunto.
Tra i risultati emersi, viene evidenziato che i dottori di ricerca intervistati nel 2019 hanno un tasso di occupazione pari al 92% (a 1anno dal titolo) e superiore al 95% (a 3 e a 5 anni). La maggior parte dei dottori di ricerca occupati intervistati utilizza, inoltre, in modo elevato nella propria attività lavorativa o di formazione retribuita, le competenze acquisite nel corso di dottorato, soprattutto nell’ultima tappa del percorso formativo in misura superiore rispetto ai laureati di secondo livello (magistrali e magistrali a ciclo unico). La retribuzione mensile netta dei dottori di ricerca supera, inoltre, nettamente quella dei laureati magistrali e magistrali a ciclo unico.
Più della metà degli intervistati occupati, inoltre, svolge in Emilia-Romagna la propria attività di lavoro o formazione retribuita, mentre più del 15% degli occupati si trova all’estero: un terzo degli occupati all’estero sono cittadini stranieri nati all’estero, per i quali, verosimilmente, l’esperienza di studio a Bologna ha rappresentato una tappa di passaggio.
L’indagine ha coinvolto 1.459 studenti che hanno completato il percorso dottorale nel 2018 (422 dottori di ricerca), 2016 (506) e 2014 (531), intervistati, rispettivamente, a circa uno, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo. Al termine della rilevazione il tasso di risposta complessivo ha raggiunto il 74,4% per le interviste a un anno dal titolo, il 76,3% per l’indagine a 3 anni e il 73,3% per quella a 5 anni.