E’ alto quasi 90 metri il telo bianco impreziosito di originali disegni colorati che avvolgerà sui quattro lati la torre Ghirlandina, simbolo di Modena e monumento tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Il progetto, realizzato dall’artista Mimmo Paladino, uno dei principali esponenti della Transavanguardia, è stato commissionato dal Comune di Modena in occasione dei restauri della torre, che inizieranno in novembre e proseguiranno per almeno due anni.


Paladino, le cui opere sono esposte nei principali musei del mondo, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, ha modificato quasi completamente il progetto originario, che prevedeva l’installazione, su un solo lato della torre, di un volto visto di profilo e realizzato con tessere specchianti.

“Il nuovo progetto – commenta il vicesindaco di Modena Mario Lugli, assessore alla Cultura – è ancora più bello e completo del precedente perché avvolge la torre sui quattro lati e la rende visibile anche di notte e da qualunque punto di osservazione. L’effetto, come documentano le simulazioni al computer, è quello di una delicata opera contemporanea collocata in un contesto di quasi mille anni prima”.

La Ghirlandina, infatti, è stata costruita fino al quinto piano nel 1169 ed è stata completata nel 1319 dai Maestri Campionesi. Sin dalle origini la torre ha avuto funzioni civiche: dall’alto dei suoi 87 metri i custodi segnalavano l’apertura delle porte cittadine e le situazioni di pericolo e sorvegliavano i forzieri con gli atti pubblici del Comune. La Sala della Secchia, decorata con affreschi del Quattrocento, conserva una copia della celebre Secchia rapita che ispirò il poema di Alessandro Tassoni.

“Per evitare che durante i restauri la torre fosse nascosta solo da comuni ponteggi e per tentare un dialogo tra arte medievale e arte contemporanea abbiamo proposto una sfida ad uno dei maggiori artisti italiani”, spiega Lugli.
Mimmo Paladino, nato in provincia di Benevento nel 1948, è infatti tra i principali esponenti della Transavaguardia (movimento teorizzato da Achille Bonito Oliva nel 1980 che individua un ritorno alla pittura dopo le correnti concettuali degli anni Settanta), ha realizzato opere d’intonazione arcaica, accentuata dall’uso di simboli greco-romani, etruschi e paleo-cristiani e di tecniche antiche come l’encausto e il mosaico.

Già nel 1964, visitando la Biennale di Venezia, Paladino resta segnato dalla visione degli artisti Pop americani. Pochi anni più tardi inizia le sue sperimentazioni con il mezzo fotografico associandolo spesso a disegni.
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, unisce alla profonda matrice concettuale delle sue opere un rinnovato interesse per la figura. La sua arte riscuote ampio consenso all’estero. Nel 1980 giunge all’elaborazione di superfici di grandi dimensioni e opere di forte impatto visivo, collocate in importanti spazi pubblici, nelle quali racconta la vita e il mistero della morte. Utilizza l’incisione e molte altre tecniche per rappresentare il proprio “mondo interiore”, primordiale e magico. Dal 1985 Paladino si cimenta, inoltre, con grandi sculture in bronzo e con installazioni sperimentando così la contaminazione tra diverse forme espressive. Primo fra molti artisti italiani, ha esposto nel 1994 a Pechino.

“L’opera che l’artista ha realizzato per la Ghirlandina – e per la quale non ha chiesto alcun compenso – costerà circa 130 mila euro, sarà installata nei prossimi mesi e, molto probabilmente, sarà completata entro la fine di gennaio per la solennità del patrono di Modena San Geminiano”, conclude Lugli. “I ponteggi saranno installati nella prima settimana di novembre e, tempo atmosferico permettendo, entro Natale si potranno vedere i primi risultati”.