Modena provincia manifatturiera per eccellenza, nei primi 3 mesi dell’anno, ha fatto registrare un aumento degli ammortizzatori sociali con un più 60% rispetto a gennaio-marzo 2024.
Infatti la nostra provincia passa da 2.545.199 ore di cassa integrazione dei primi tre mesi del 2024, a 4.068.790 ore nei primi 3 mesi del 2025.
Questi dati si inseriscono dentro un contesto nazionale che vede la produzione industriale calare da 25 mesi, e che chiaramente in una provincia come Modena che ha una vocazione manifatturiera, con i suoi distretti come il ceramico, agroalimentare, biomedicale, meccanico e automotive, oggi è uno dei territorio della nostra regione a pagare il prezzo più alto della crisi.
“Ma ha pagare la crisi, ricordiamolo, sono soprattutto lavoratrici e i lavoratori che in cassa integrazione perdono tra il 30% e il 40% del loro salario” – afferma Fernando Siena della segreteria Cgil Modena.
“Un salario che già quando è intero non è faraonico – aggiunge Siena – come ci ricorda l’Organizzazione Internazionale del Lavoro che analizza le tendenze dei salari e delle disuguaglianze a livello globale e che ha pubblicato un rapporto specifico sulla situazione del nostro paese che ci rivela che negli ultimi 16 anni, dal 2008 al 2024, i salari hanno perso ben l’8,7% del loro potere d’acquisto”.
E visto che in questi anni c’è stato un calo dell’incidenza del costo del lavoro a fronte dell’aumento dei profitti, chiediamo alle imprese l’integrazione salariale sulla cassa integrazione, perché, come ci ha ricordato il Presidente Mattarella “le questioni salariali sono fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso”.
Inoltre la Cgil di Modena e dell’Emilia Romagna chiedono ammortizzatori in deroga per i settori più colpiti, iniziando dal settore degli artigiani che è agli sgoccioli con gli ammortizzatori sociali ricordando a tutti che queste imprese rappresentano un patrimonio di competenze che hanno fatto la ricchezza del nostro territorio.
“Forse è giunto il momento per il Governo, invece di descrivere una realtà che non esiste, di mettere in campo una politica industriale tesa ad affrontare le sfide future su innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica perché ad oggi non c’è una minima idea credibile di politica industriale” continua il sindacalista.
Ed è per questo che di fronte a quanto sta accadendo, Cgil, Cisl, Uil Modena hanno lanciato l’appello a Istituzioni e imprese per un “contratto sociale” per affrontare la crisi del nostro modello produttivo che ponga nuove basi per lo sviluppo del settore manifatturiero, e non scarichi la crisi sui lavoratori.
Ed è anche per questo che l’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno è ancora più importante, con i referendum su lavoro e cittadinanza, votando 5 SI per rimettere al centro il valore del lavoro e l’integrazione sociale.