Nel luglio del 1995, a Srebrenica nella Bosnia orientale, 8373 bosniaci musulmani furono sterminati dai reparti militari e dalle milizie serbe, il più esteso e grave genocidio consumato in Europa, dopo la Seconda Guerra Mondiale. 30 anni da Srebrenica: un genocidio europeo è l’evento che alle 15 di venerdì 11 luglio, nella Cappella Farnese del Comune di Bologna (Piazza Maggiore, 6), ricorderà questa violentissima pagina di storia nel giorno assunto come suo anniversario.
Organizzato dai Dipartimenti di Lingue, Letterature e Culture moderne e di Scienze politiche e sociali dell’Alma Mater, con il patrocinio del Comune di Bologna e dell’Università Primo Levi, l’incontro vuole commemorare le vittime e riflettere sul punto più oscuro della cruenta guerra di dissoluzione della Jugoslavia, che ha messo in luce i limiti e le colpe del nostro continente.
L’Università di Bologna fu tra le prime a mobilitare le proprie competenze per interpretare in tempo reale la tragedia balcanica: su questa pista intende riprendere, 30 anni dopo, insieme agli enti coinvolti la riflessione nella ricostruzione della memoria traumatica di Srebrenica e di tutta l’Europa, ricordando questa data come un’ombra minacciosa che si proietta ancora, senza attenuarsi, sul presente.
L’evento si articola in due momenti: uno più commemorativo che unisce testimonianza e cultura e che vede la presenza della scrittrice Elvira Mujčić, vissuta a Srebrenica fino all’età di 12 anni per poi trasferirsi nel 1993 in Italia, e del giornalista e autore Gigi Riva, inviato di guerra durante il conflitto jugoslavo tra il 1992 e il 1999 e testimone dell’assedio di Sarajevo; un altro più riflessivo durante il quale esponenti del mondo accademico si confronteranno sui fatti di quell’eccidio come chiave di interpretazione di una aggrovigliata storia dell’Europa.
Ricordare uno dei grandi buchi neri del Novecento europeo ha in primo luogo il compito di contribuire alla costruzione di una memoria pubblica di un evento sconvolgente e tragico, che scuote le fondamenta non solo territoriali e storiche ma anche giuridiche ed etiche di un’area e di un continente. Di questo massacro spesso l’Europa sembra non ricordare.
Inoltre, la memoria del massacro apre a una riflessione più ampia sui limiti dell’Europa e sulla permanenza ineliminabile dell’eccidio nella storia contemporanea. Parlare di una strage, in un certo modo, tentare di trovarne una forma di leggibilità, pur nell’eccesso incontenibile di violenza, presuppone la capacità di tradurre eventi estremi in parole, trovare di essi una possibile eco dell’originale.
Rendere memoria alle vittime di Srebrenica implica coniugare in un gesto critico una riflessione attenta sul passato e anche la capacità di interrogarsi sulla violenza umana che non abbandona la storia, ma diventa sempre più il filo spesso di una densa e non sradicabile trama. Le parole di questo anniversario, che scuote l’Europa intera, serviranno per ricostruire una pagina molto spesso dimenticata di una storia non remota ma molto vicina.
Il comitato scientifico che ha curato l’iniziativa è composto da: Daniele Ara, Assessore Scuola Comune di Bologna; Rita Monticelli, Consigliera Delegata ai diritti umani e dialogo interreligioso e interculturale – Comune di Bologna; Marco Borraccetti, Barbara Ivančić e Roberto Vecchi dell’Università di Bologna.