
Squilla il telefono e alzando la cornetta, dall’altra parte, c’è la voce di Amidou, un ragazzo di 24 anni proveniente dal Mali tra i beneficiari del progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) finanziato dal Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo che fa riferimento al Ministero degli Interni, pronto a raccontare la sua storia e le sue speranze per il futuro.
La sua storia e i suoi obiettivi per il futuro fanno parte delle voci raccolte nel corso di “Se telefonando, io potessi…”, un’esperienza interattiva promossa nell’ambito del festival “La voce” di Emergency in piazza della Frumentaria, in cui i partecipanti – dialogando con alcuni personaggi del passato e del futuro – hanno potuto esprimere un desiderio sottolineare qualcosa che vorrebbero cambiare, fare una denuncia civile, spiegare cosa sta loro a cuore nella loro città e nel Paese in cui vivono o da dove provengono. Una selezione delle frasi raccolte è stata diffusa tramite un megafono posizionato all’imbocco del porticato di via Farini.
Amidou è stato accolto da dicembre 2024 all’interno del progetto SAI e in questo anno e mezzo, grazie alla frequentazione assidua della scuola interna del progetto, del Centro provinciale istruzione adulti (Cpia) e di un corso professionalizzante come magazziniere, è riuscito a raggiungere un ottimo livello di conoscenza della lingua italiana. Nonostante sia impegnato in un tirocinio, sta proseguendo gli studi per ottenere la certificazione linguistica B1CILS, e partecipa alle lezioni di approfondimento per lo studio dell’italiano per la patente. In questi mesi Amidou ha partecipato a diverse attività e laboratori proposti dal progetto Sai, apprezzando in particolare le occasioni conviviali di socializzazione tra le persone ospitate nei diversi appartamenti, il laboratorio di fotografia che l’ha visto protagonista in Fotografia Europea, l’attività sportiva di calcio del progetto Heron e le lezioni di skateboard. Al telefono in piazza Frumentaria ha raccontato le esperienze vissute fin al suo arrivo in Italia e in particolare a Reggio Emilia, dove si è trovato bene ed è riuscito a costruire relazioni anche al di fuori dal progetto. Il suo desiderio è sviluppare anche professionalmente l’attività di fotografo, grazie alla quale ha riscoperto in modo diverso luoghi della città che lo ha accolto.
Oltre ad Amidou, all’esperienza interattiva in piazza della Frumentaria ha partecipato anche il 17enne guineano Yaghouba: nella tre giorni del festival di Emergency sono stati sette i beneficiari del progetto Sai impegnati come volontari nella manifestazione, rinnovando la collaborazione tra l’organizzazione e il Comune di Reggio Emilia per favorire la partecipazione e il volontariato attivo delle persone accolte e favorire il loro inserimento nel tessuto cittadino. In questa edizione, i 7 volontari hanno potuto svolgere ruoli diversi, in alcuni casi più impegnativi del solito, che hanno valorizzato apprendimenti e responsabilità degli stessi ragazzi. I diversi compiti a diretto contatto con il pubblico, tra cui la gestione degli ingressi alle conferenze, la preparazione del materiale e alla logistica, ha inoltre permesso di farli sentire molto coinvolti e ingaggiati nelle attività.
“Da quando ho assunto la delega ai Servizi Cura alle persone – dice l’assessora Annalisa Rabitti – ho avuto la possibilità di conoscere meglio le attività del progetto SAI e anche direttamente alcuni ragazzi, nonché gli operatori e le operatrici che li accompagnano nel percorso di accoglienza e di crescita, ascoltando le loro storie e il lavoro prezioso svolto ogni giorno per permettere a questi ragazzi di guardare al futuro pensando a una vita migliore di quella che si sono lasciati alle spalle e preparandosi a diventare cittadini a pieno titolo della comunità che li ha accolti, titolari di diritti e di doveri. In quest’ottica, abbiamo promosso il coinvolgimento dei beneficiari del Progetto SAI al Festival di Emergency, perché credo in una partecipazione attiva alle iniziative della città, alla possibilità di un inserimento vero che costruisca relazioni positive non solo a partire dai loro bisogni, ma anche dalle loro potenzialità”.

IL PROGETTO SAI E LE ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO – Il Progetto SAI è una rete di progetti che hanno come obiettivo l’accoglienza, la tutela e l’integrazione di persone rifugiate, al fine di costruire e rafforzare processi di inclusione dei migranti accolti nel contesto locale, con un approccio educativo e multidisciplinare.
A Reggio Emilia il Progetto, gestito per conto del Comune dalla Cooperativa Dimora d’Abramo, è attivo dal 2009 e oggi conta 103 posti suddivisi in 22 appartamenti di accoglienza diffusa, con due progettazioni che accolgono minori stranieri non accompagnati, richiedenti e titolari di protezione internazionale, singoli e nuclei familiari.
Oltre alle azioni di accompagnamento socio-educativo per la parziale realizzazione di percorsi di autonomia lavorativa e abitativa, un elemento di valore è l’offerta costante di percorsi di socializzazione. Accanto al supporto dell’apprendimento della lingua italiana, sono variegate le proposte di attività didattiche, partecipazione a eventi e laboratori, attività sportive di volontariato con l’obiettivo di rendere i partecipanti i beneficiari protagonisti attivi della società e non solo meri utenti. Si tratta di attività proposte in parte in base alle indicazioni degli operatori che sono in ascolto di bisogni, preferenze e disponibilità degli accolti, ma spesso richieste anche dagli stessi beneficiari stessi che esprimo i propri interessi o offrono la propria disponibilità.
Le esperienze sul territorio permettono di ampliare la rete di conoscenze degli accolti favorendo una reale integrazione nella comunità di Reggio Emilia.
Nell’ultimo anno, a titolo esemplificativo, il Progetto Sai Ordinari – che accoglie singoli e nuclei familiari – ha organizzato uscite didattiche al Museo internazionale della musica di Bologna e allo Spazio Gerra per la mostra ‘Lavoro? Sicuro!’. Ha inoltre proposto incontri per approfondire la conoscenza del cricket, organizzato un evento di sensibilizzazione con la Reggiana Boxe per la Giornata del Rifugiato, e accompagnato i ragazzi a laboratori creativo presso SD – Factory su fotografia e musica, e partecipato a Fotografia Europea con la mostra “Sai io sono qui”.
Alcuni accolti sono tuttora coinvolti in attività di volontariato presso l’Associazione Nuova Luce e l’associazione del Villaggio Sergio Stranieri, che si occupano della promozione dei diritti di cittadinanza e dell’inclusione sociale dei cittadini stranieri e di tutti coloro che si trovano a vivere condizioni di marginalità o di esclusione.
Anche il Progetto SAI per Minori Stranieri Non accompagnati ha offerto ai beneficiari numerose attività ricreative e di socializzazione, favorendo la conoscenza di sport come l’arrampicata e la boxe, partecipando a Fotografia europea con la mostra ‘SAI chi non sarò?’, a laboratori didattici di riparazione bici, laboratori autobiografici, proposte del Progetto Giovani Protagonisti e uscite accompagnate ad alcune realtà e iniziative del territorio.
Anche per i ragazzi più giovani si è cercato di favorire la partecipazione ad attività di volontariato, come l’aiuto distribuzione pasti presso le mense Caritas, la distribuzione di pacchi alimentari presso la Parrocchia San Pellegrino, l’aiuto pizzaiolo nelle iniziative di Casa Bettola, la pulizia del quartiere Santa Croce insieme all’Associazione Gambiana, e il supporto alle attività dell’associazione Accademia di quartiere.