“Le modifiche d’orario introdotte da SETA a Modena e Reggio Emilia per l’inizio dell’anno scolastico hanno prodotto l’occasione per rispolverare il tema dell’aumento delle tariffe. Una richiesta che il gestore avrebbe consegnato da tempo ai Sindaci dei Comuni interessati. Una richiesta che non può che far infuriare gli utenti, alle prese da circa due anni con un servizio ridotto erogato da SETA, con continue soppressioni di corse per carenze di autisti. Una emergenza che i vertici dell’azienda non hanno saputo prevedere né tanto meno risolvere, tant’è che il problema persiste ancora oggi”- così Federconsumatori Modena e Federconsumatori Reggio Emilia.
“Lo stato di crisi del trasporto pubblico nei territori dove opera SETA deve richiamare alle loro responsabilità tutte le parti in causa, dallo stesso gestore agli enti pubblici committenti del servizio, alle agenzie della mobilità; tutti soggetti che evidentemente hanno sottovalutato il problema. La proposta di aumento delle tariffe doveva seguire un percorso chiaro e trasparente nei confronti dell’utenza, che ora potrebbe essere chiamata a pagare un conto indigesto.
Federconsumatori è nettamente contraria a ipotesi d’aumento dei biglietti, specie a fronte di condizioni di mancato rispetto del programma di servizio, dove il gestore rivendica la facoltà di sopprimere servizi e di applicare aumenti delle tariffe. La carenza di risorse per il trasporto pubblico ha inizio dal mancato adeguamento del Fondo nazionale trasporti, che dovrebbe coprire due terzi dei costi del servizio. Con nettezza vogliamo dire che non sono accettabili fughe in avanti come avvenuto a Bologna, dove si è scelto di scaricare sugli utenti il peso dei maggiori costi portando i biglietti a 2,30 euro. Un pericoloso precedente che sta innescando prevedibili reazioni a cascata degli altri gestori.
Di fronte al rischio di collasso del trasporto pubblico e di ulteriore disaffezione degli utenti, le amministrazioni interessate sono chiamate a dare risposte concrete alla domanda di un trasporto pubblico sostenibile e affidabile. Comuni e Province interessate, d’intesa con la Regione Emilia-Romagna, non hanno più alibi per pretendere dallo Stato l’adeguamento del Fondo nazionale trasporti, condizione indispensabile per l’erogazione di un servizio costituzionalmente garantito. La stessa Regione Emilia-Romagna – conclude l’Associazione – deve superare lo stallo del settore, chiudendo la stagione delle proroghe a contratti scaduti da troppi anni”.