Nuove indagini dei carabinieri reggiani hanno portato ad individuare il presunto assassino
di Aldo Silingardi,  l’anziano ucciso nella sua abitazione a Lemizzone di Correggio nel luglio 2012. Già all’epoca le indagini si erano concentrate su di una impronta palmare individuata in sede di sopralluogo su di una gamba del tavolo in legno utilizzata come arma del delitto. Nelle prime indagini però l’impronta non era stata attribuita a nessuno in quanto negativa ai confronti effettuati sui sospettati.

Le nuove indagini, svolte con il prezioso ausilio del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma, hanno concentrato l’attenzione su quella impronta svolgendo approfondite ricerche tese ad evidenziare se la stessa fosse stata lasciata dall’assassino o in epoca precedente al delitto. Le nuove sofisticate ricerche effettuate dalla Sezione Impronte del RIS hanno dapprima chiarito, in maniera certa e definitiva, che l’impronta era stata lasciata da chi aveva utilizzato la gamba del tavolo per percuotere a morte la vittima e poi per giungere ad una identificazione del presunto autore dell’efferato delitto, nel frattempo fotosegnalato per altre vicende.

Gli specialisti del RIS hanno periodicamente inserito l’impronta in una specifica banca dati denominata A.P.F.I.S (Sistema Automatico di Identificazione delle Impronte Palmare e Dattiloscopiche), provvedendo periodicamente a compararla con altre a loro inviate ed appartenenti ad indagati ed imputati in altri fatti. Le comparazioni dell’impronta palmare con quasi 70 soggetti, negli anni, avevano sempre dato esito negativo. La svolta, il 10 aprile scorso, a distanza di quasi 13 anni dal fatto. I risultati delle analisi, condotte dai RIS di Parma, hanno infatti consentito di identificare il presunto titolare dell’impronta palmare in un giovane di origini marocchine all’epoca residente a poca distanza dalla casa della vittima. L’analisi ha escluso contaminazioni successive e ha evidenziato la corrispondenza con i rilievi foto segnaletici dell’indagato.

Secondo la ricostruzione accusatoria, il giovane all’epoca dei fatti 24enne, sarebbe entrato nell’abitazione dell’anziano Silingardi per derubarlo e reperire del denaro. Vistosi scoperto, dalla vittima, si sarebbe accanito contro di lui, colpendolo brutalmente con vari oggetti rinvenuti nell’appartamento, inseguendolo per la stanza ed infierendo anche quando era a terra, per poi allontanarsi con il portafoglio. Il presunto responsabile è risultato da accertamenti essere persona violenta e spesso in stato di ubriachezza.

Alla luce dei nuovi elementi, la Procura della Repubblica di Reggio Emilia, condividendo le risultanze investigative dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia e dei RIS di Parma, richiedeva al Tribunale di Reggio Emilia un Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere che veniva negata. Per questi motivi la Procura reggiana avanzava ricorso al provvedimento di diniego del G.I.P. al Tribunale del Riesame di Bologna – Sezione Impugnazioni Cautelari e penali – reiterando la richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell’uomo, ora 37enne. Il Tribunale del Riesame di Bologna, in accoglimento dell’appello, disponeva l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato, ritenendo la misura richiesta unico strumento idoneo a garantire le esigenze cautelari, considerata la gravità dei fatti, l’effettiva pericolosità sociale dell’indagato e il rischio concreto di fuga. L’esecuzione della misura cautelare è però sospesa sino a che la decisione del Tribunale non sia divenuta definitiva.