Interventi di alto livello, testimonianze vive, ascolto attento: così si è svolto a Carpi, il convegno “Partenze e ripartenze: l’Italia che siamo. Carpi nel mondo, storie di chi parte”, promosso da Migrantes Interdiocesana Carpi–Modena, Consulta per l’Integrazione dell’Unione Terre d’Argine e Comune di Carpi, nell’ambito della decima edizione del Festival della Migrazione.

Al centro dell’iniziativa, prospettive complementari: l’analisi rigorosa e profonda di Delfina Licata, responsabile scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes; la riflessione civica e strategica di Maria Chiara Prodi, Segretaria generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGE); l’impegno civico e la testimonianza personale di Elena Ugolini, vicepresidente della Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo; lo sguardo umano e simbolico di don Antonio Serra, coordinatore nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Gran Bretagna.

Il convegno, moderato da Gianfranco Coda (Consulta Emiliano-Romagnoli), si è aperto con i saluti istituzionali del sindaco Riccardo Righi e l’intervento del portavoce del Festival Edoardo Patriarca.

Delfina Licata ha presentato i dati più aggiornati del Rapporto Italiani nel Mondo, offrendo un quadro chiaro di un fenomeno profondo e di lunga durata: 6 milioni e 380 mila italiani vivono oggi all’estero; nel 2024 156.000 cittadinihanno lasciato il Paese (+36,5% rispetto al 2023); l’Emilia-Romagna è la quarta regione italiana per partenze, con un incremento del +161,5% in vent’anni; i carpigiani residenti all’estero sono passati da 1.024 nel 2006 a 3.600 nel 2024 (+251%).

«Ci raccontano che l’Italia non emigra più. È falso. L’Italia continua a partire: l’emigrazione è un fenomeno strutturale, non un’eccezione», ha affermato Licata. «Viviamo una mobilità malata: non perché le persone partono, ma perché non riescono facilmente a tornare. Il compito dei territori è guarire questa malattia, diventando capaci non solo di trattenere ma di attrarre.»

Uno dei passaggi centrali dell’intervento di Licata ha riguardato il fenomeno delle ripartenze: percorsi migratori multipli e circolari che stanno cambiando profondamente la geografia della mobilità italiana. «Chi sperimenta un primo percorso migratorio è portato a ripartire con più facilità. Migrazione chiama migrazione – ha spiegato Licata – e non si parte solo per lavoro: su dieci persone intervistate — ha ricordato Licata — solo due parlano di occupazione. Le altre otto partono per realizzare se stesse. È una migrazione esistenziale prima che economica».

Maria Chiara Prodi ha affiancato l’analisi con una riflessione fortemente evocativa, definendo la mobilità come un sistema di “autostrade” da tenere percorribili per tutti, indipendentemente dalla storia individuale: «Le istituzioni devono essere manutentori di queste autostrade, perché ogni storia — che viaggi in utilitaria o in TIR — ha pari dignità. Gli italiani all’estero non sono criminali che falsificano voti o passaporti. Sono cittadini che vogliono partecipare. Dobbiamo investire nelle Consulte, nei Com.It.Es., nel CGE e nelle associazioni. L’intermediazione positiva e la sussidiarietà sono la vera innovazione democratica».

Elena Ugolini ha offerto una testimonianza che intreccia dati, storia personale e visione politica: tra 2010 e 2025 gli emiliano-romagnoli iscritti AIRE sono passati da 129.000 a 265.000. La vicepresidente della Consulta ha ricordato che ci sono 80 associazioni di emiliano-romagnoli nel mondo (erano 42 pochi anni fa), l’obiettivo di rafforzare la rete globale entro fine legislatura, ampliandola oltre l’America Latina, la volontà di favorire scambi studenteschi e culturali per creare “ambasciatori della cultura e della lingua”. «Se non si mantiene il legame, si perdono lingua e cultura. Queste associazioni sono luoghi vivi, ponti tra le nostre città e il mondo».

Il momento culturale e simbolico della serata è stato affidato a don Antonio Serra, che ha ricordato: «Dietro ogni numero c’è un volto, una storia, una figlia, un fratello. Non sono dati: sono persone. La metafora delle radici non basta più. Un fiume parte da una sorgente — famiglia, cultura, città — ma si nutre di ciò che incontra e irriga ciò che attraversa. Così sono le nostre nuove generazioni di migranti».

Le testimonianze raccolte da Migrantes e dalla Consulta per l’Integrazione, sette storie di studenti, lavoratori e famiglie, presentate da Stefano Croci, condirettore Migrantes Interdiocesana Carpi–Modena, hanno raccontato la complessità umana di ogni scelta, la nostalgia viva di chi è partito, la ricchezza di nuove radici, la maturazione personale che ogni percorso comporta.

L’incontro si è chiuso con un messaggio forte, condiviso da relatori, istituzioni e testimoni: «Partire non significa fuggire. Significa cercare una forma più autentica di sé, portandosi dietro un pezzo di casa».

Il programma completo del festival sul sito www.festivalmigrazione.it.

Il Festival della Migrazione è un progetto dell’associazione Coordinamento per il Festival della Migrazione, promosso da Fondazione Migrantes e Porta Aperta. Il sostegno è garantito da Regione Emilia-Romagna, Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Chiesa di Modena, Chiesa di Bologna, Csv Terre Estensi, oltre che da Bper e Cna; i patrocini sono dei comuni di Modena, Bologna, Carpi, Soliera, Vignola, Sassuolo, Spilamberto, Fiorano. In collaborazione con Unimore, Università di Ferrara, Alma Mater di Bologna, Università di Padova, Università di Firenze, L’Altro Diritto, Università Cattolica, Comune di Castelfranco Emilia.