Il Festival della Migrazione accoglie ancora una volta Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil Modena e Reggio, dando voce alle speranze, alle paure, alla passione di chi è stato migrante e ora, attraverso il lavoro, sta costruendo futuro e integrazione.

L’11 novembre prossimo il tradizionale post Festival presenterà tre storie, tre vite, tre lavoratori. E lo farà con l’evento “Il lavoro come casa comune”, in programma a Modena nella sala civica  Redecocca (piazza Redecocca,1), dalle ore 10:00 alle 12:00.

Sul maxischermo il racconto in prima persona di un delegato e due delegate sindacali: Joel Mbiafeu, 32 anni, partito dal Camerun, ora laureato in Economia nella nostra Università e con un importante lavoro di analisi in una azienda modenese.

La storia di Eugenia Aggor, 39 anni, proveniente dal Ghana, con un sorriso travolgente e una volontà di ferro che l’hanno portata a fare un percorso di vita e di lavoro (ora nel settore logistico della moda) che la riempie di orgoglio.

E poi la storia di Alma Topi, 48 anni, arrivata dall’Albania, operativa nel comparto agroalimentare, in una azienda nella quale era l’unica migrante e che ora, diventata grande, può funzionare solo col lavoro di altri migranti.

Eugenia e Alma sono già cittadine italiane, Joel vuole diventarlo. Nelle parole di tutti e tre è proprio il tema della cittadinanza quello che rende evidente quanto senso del riscatto e quanta potenza inclusiva abbia questo traguardo. E, di conseguenza, quanto servirebbe al nostro Paese affrontare con serietà e un bagno di realtà una vera riforma della cittadinanza.

Le tre clip, realizzate dalle organizzazioni sindacali, vanno ad investigare anche quanto l’accesso ad un lavoro dignitoso sia veicolo di integrazione, di incontro. Di superamento di quel muro fatto di pregiudizi e luoghi comuni.

Suona come un invito a fare ancora di più, ad impegnarsi senza risparmio di energie, l’eleganza e la pragmaticità con cui Joel, Eugenia e Alma hanno descritto l’importanza del sindacato nel loro percorso lavorativo e sociale.

Sarà un bel dopo Festival, insomma. E dopo le tre testimonianze, la discussione decollerà attraverso un laboratorio condotto da funzionari e dirigenti sindacali di Cgil, Cisl e Uil anche loro con background migratorio.