Combattere esclusione sociale, disagio abitativo e povertà alimentare: l’Emilia-Romagna mette in campo 124 milioni di euro di risorse – regionali, nazionali e comunitarie – con il Piano regionale per il contrasto alle povertà 2025–2027 approvato oggi dall’Assemblea legislativa.
Il documento recepisce le indicazioni del Piano nazionale povertà 2024-2026, integrando le misure nazionali con le specificità regionali, per avviare e coordinare gli interventi di prevenzione e contrasto delle condizioni di povertà.
“È essenziale creare le condizioni per aiutare le persone a uscire da condizioni di fragilità ed emarginazione- spiegano il presidente della Regione, Michele de Pascale e l’assessora regionale al Contrasto alle povertà, Elena Mazzoni-. Siamo partiti da questa riflessione per il nuovo Piano che raccoglie e integra le esperienze precedenti, aggiungendo risorse e obiettivi specifici per il prossimo triennio. La lotta alla povertà si fa anche con il riconoscimento della dignità, dell’autonomia e dei diritti fondamentali di ogni persona”.
“Confermiamo le azioni per contrastare le diverse forme di marginalità, utilizzando al meglio le risorse finanziarie di ogni livello, comunitario nazionale regionale- prosegue Mazzoni-. Puntiamo sempre più all’integrazione tra servizi pubblici e soggetti del Terzo Settore, oltre alla scelta di assicurare interventi su fronti che spesso rischiano di rimanere sottotraccia, quali il sovraindebitamento e la povertà alimentare”. “Proprio oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne- conclude Mazzoni- i dati ci dicono che la violenza economica è una delle forme più insidiose di discriminazione, perché limita l’autonomia e la libertà delle donne. In Italia il divario retributivo di genere resta significativo. Secondo le rilevazioni ISTAT e il Gender Gap Report 2025, le donne guadagnano in media circa il 13% in meno rispetto agli uomini sulla retribuzione oraria, con differenze che possono superare il 20% nei ruoli dirigenziali. Inoltre, le donne ricoprono solo il 20-22% delle posizioni dirigenziali, confermando la persistenza di barriere nell’accesso ai ruoli apicali”.
Il Piano
Il Piano adotta una visione complessiva della povertà, che considera non solo il reddito ma anche le nuove vulnerabilità generate dai cambiamenti economici, sociali e culturali.
Per rendere le politiche più mirate ed efficaci, la Regione ha avviato, in collaborazione con le università, uno studio approfondito sui profili di fragilità, valorizzando anche l’algoritmo Amartya e la capacità di calcolo del supercomputer regionale: strumenti che consentono micro-simulazioni più precise, una lettura più accurata dell’evoluzione del disagio e una migliore capacità istituzionale di intercettare tempestivamente i bisogni emergenti.
Le misure principali previste dal Piano prevedono il rafforzamento dei servizi sociali, della presa in carico delle persone in povertà e l’accompagnamento all’iscrizione anagrafica per le persone senza dimora. Di particolare rilievo, inoltre, l’Housing First, cioè l’inserimento diretto in appartamenti di persone senza dimora con problemi di salute mentale o in situazione di disagio socio-abitativo cronico. Garantito anche il cosiddetto Pronto intervento sociale, che allinea i Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps) su tutto il territorio, riservando risorse vincolate a questo obiettivo. Tutto questo anche attraverso il lavoro di équipe con professionisti del mondo sanitario, sociale e del mondo del lavoro.
La Regione assicura poi, con proprie risorse, il sostegno alle azioni di recupero alimentare e di prevenzione dello spreco, la prevenzione e gestione delle crisi da sovraindebitamento, la garanzia di microcredito sociale regionale, il sostegno alla mobilità per le persone fragili e la promozione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cers) a forte valenza sociale.
Le risorse
Il Piano dispone delle risorse del Fondo nazionale povertà (Fnp), che assicura 62,5 milioni di euro per i servizi territoriali, oltre a una quota di 5,2 milioni riservati espressamente alla povertà estrema. A questi si aggiungono 36,5 milioni di euro dal Pnrr e 7,9 milioni dal Fondo sociale europeo (Fse) per interventi di integrazione in favore di persone in condizione di svantaggio, a cui si aggiungono 12,3 milioni per il rafforzamento del Servizio sociale professionale, dedicati all’assunzione di assistenti sociali. In questo caso l’obiettivo nazionale è di almeno un assistente sociale ogni 5mila abitanti, livello che la Regione Emilia-Romagna ha raggiunto da tempo, assicurando già oggi un rapporto di 1 assistente sociale ogni 3.362 abitanti e sul quale investire con ulteriori assunzioni.
Il contesto regionale
In Emilia-Romagna sono quasi 17mila le famiglie raggiunte dalla misura nazionale dell’assegno di inclusione, un dato in calo rispetto ai 39.176 nuclei familiari che percepivano il Reddito di cittadinanza. Le forme di povertà su cui si concentra il Piano riguardano famiglie con caratteristiche diverse: 139mila famiglie (dati 2023) che vivono sul territorio regionale, pari al 6,8% del totale, sono in condizioni di povertà relativa, ovvero con risorse mensili insufficienti per fare fronte a una soglia convenzionale di spesa.
La povertà assoluta viene invece calcolata sulla base di una soglia per la quale le famiglie non sono in grado di acquistare un paniere di beni e servizi essenziali e colpisce soprattutto famiglie numerose, con minori e di cittadinanza straniera.
La povertà alimentare, invece, fa riferimento ai nuclei familiari in cui si concentra una crescente richiesta di aiuti alimentari e che, per l’Emilia-Romagna, riguarda soprattutto le periferie urbane e i piccoli comuni. La povertà estrema, infine, riguarda oltre 8mila persone in Emilia-Romagna che vivono in condizione di grave marginalità, spesso senza dimora, in strutture di accoglienza o a rischio di perdita dell’alloggio.



