“La crisi del comparto ceramico non è né improvvisa né imprevedibile: da mesi imprese, sindacati e amministratori locali segnalano dati allarmanti, presentano analisi dettagliate e chiedono interventi urgenti. Confindustria Ceramica, CGIL, CISL e i sindaci del Distretto hanno fatto tutto ciò che poteva essere fatto sul territorio. Ma da Roma è arrivato il vuoto. Lo abbiamo visto anche nella recente visita a Sassuolo del capogruppo di Fratelli d’Italia, che non ha voluto incontrare istituzioni, sindacati o associazioni di categoria: un gesto che dimostra l’assenza totale di attenzione da parte del governo a una crisi che sta colpendo duramente migliaia di famiglie.”
Per Filippo Simeone, coordinatore Pd del Distretto Ceramico, intervenire sull’ETS, Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra, è necessario ma non sufficiente: “È giusto correggere l’ETS, perché oggi sta generando un carico insostenibile sulle aziende che hanno investito per anni in sostenibilità e qualità. Ma dobbiamo essere chiari: per salvare il comparto non basta. Senza una grande politica nazionale di investimenti, senza una visione industriale di lungo periodo, la ceramica rischia comunque di perdere terreno. Il vero problema è che il governo Meloni non ha una strategia industriale: non esiste un piano per la decarbonizzazione, un piano per l’energia, un tavolo permanente con le imprese, un sostegno alla trasformazione tecnologica. È una politica fatta di annunci, non di soluzioni.”
Simeone riconosce invece l’opera della Regione Emilia-Romagna: “La Regione sta portando avanti un lavoro serio su più tavoli, e il governo dovrebbe sostenerla anziché ignorarla. Tra le opzioni allo studio c’è anche l’ipotesi dell’hub regionale dell’idrogeno: non una soluzione immediata, ma una possibilità concreta che merita approfondimento. Accanto a questo, servono con urgenza comunità energetiche territoriali e partenariati pubblico-privati per l’efficientamento e la produzione locale di energia rinnovabile. Strumenti moderni, che in altri Paesi stanno già funzionando, e che dovrebbero essere parte integrante di una strategia nazionale. Senza un sostegno chiaro del governo, rischiamo di lasciare incompiute opportunità decisive.”
Sul fronte europeo, Simeone definisce gravissimo quanto accaduto nelle scorse settimane: “Il PPE ha votato con conservatori e sovranisti contro le politiche ambientali. La maggioranza di Ursula von der Leyen si è incrinata proprio sulla sostenibilità, mentre Stati Uniti e Cina investono cifre enormi nelle tecnologie verdi. L’Europa non può arretrare, deve smettere di colpevolizzare i consumatori e puntare finalmente su investimenti seri nella transizione industriale e nella decarbonizzazione dei sistemi produttivi.”
Per Simeone, il problema riguarda tutto il continente: “Dal Nord Europa all’Italia i costi energetici sono troppo alti, e molte imprese faticano a reggere la competizione. Serve un Piano Marshall europeo, finanziato con debito comune, che sostenga davvero la riconversione tecnologica. In modo chiaro: occorrono ingenti investimenti in ricerca, sviluppo e supporto alla riconversione, perché oggi molte aziende non hanno la forza economica di farlo da sole.”
La preoccupazione principale resta però quella sociale: “Le famiglie del territorio stanno vivendo un doppio colpo. Da una parte il costo della vita cresce con inflazione alimentare, mutui e bollette; dall’altra aumenta la paura di perdere il lavoro. È su questo che un governo responsabile dovrebbe intervenire. La tutela dell’occupazione deve essere al centro di ogni scelta.”
A questo scopo, il Partito Democratico del Distretto Ceramico propone un pacchetto di misure immediatamente attivabili, strutturali e coerenti:
– Un Fondo Nazionale per la Riconversione dei Distretti Industriali, finanziato con fondi europei e risorse statali, dedicato ai comparti energivori come ceramica, vetro, acciaio e carta.
– Un credito d’imposta pluriennale “Transizione 5.0”, che incentivi automazione, recupero calore, tecnologie low-carbon e digitalizzazione delle linee produttive.
– Un Fondo speciale anti-licenziamenti nei distretti industriali, per sostenere contratti di solidarietà, riduzioni orarie temporanee e percorsi di formazione.
– Formazione gratuita per i lavoratori sulle tecnologie della transizione, un vero “patto per le competenze”: il lavoratore non è un costo, è un investimento strategico.
– Uno statuto fiscale dell’impresa energivora, con rimborsi certi, autorizzazioni semplificate e sospensione di alcune imposte nei periodi di calo produttivo certificato.
– Un’estensione strutturale del modello Industria 4.0, con aliquote potenziate per macchinari innovativi e tecnologie per la riduzione delle emissioni.
“Queste – afferma Simeone – sono misure concrete, realizzabili e necessarie per aiutare le imprese a superare la crisi, a innovare e a proteggere i posti di lavoro.”
Infine, Simeone richiama il problema dei dazi USA: “La ceramica soffre anche per scelte internazionali pesantissime, come i dazi americani. Davanti a questa minaccia, il governo italiano continua a tacere per sudditanza politica. Ma il silenzio non difende le nostre imprese, i nostri lavoratori e un settore che è un pilastro dell’economia nazionale.”
“Dietro ogni impianto ceramico ci sono persone, famiglie, storie, sacrifici. È questo che dobbiamo difendere, oggi più che mai. Il nostro impegno è chiaro: nessun lavoratore e nessuna lavoratrice, nessun imprenditore e nessuna imprenditrice deve sentirsi sola. Serve una politica che metta al centro chi lavora e tiene in piedi il territorio. È con loro, e per loro, che continueremo a batterci.”




