Il Comune di Modena ha intrapreso, e continuerà a intraprendere, tutte le iniziative necessarie per superare gli aspetti critici rilevati dalla Corte dei conti, lo scorso luglio, in riferimento ad alcune partecipate comunali. È ciò che emerge dalla delibera “Analisi e razionalizzazione delle partecipazioni societarie del Comune” trattata mercoledì 17 dicembre e approvata dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di lunedì 22 dicembre.
Il provvedimento sulle partecipazioni societarie, previsto ogni anno dal Testo unico sulle società a partecipazione pubblica al fine di verificare i requisiti per il mantenimento delle partecipazioni societarie, è stato illustrato dall’assessore ai Rapporti con le Partecipate Paolo Zanca e approvato con il voto a favore di Pd, Avs, Spazio democratico e M5s, contrario di Fratelli d’Italia, Lega Modena e FI, e con l’astensione di Modena per Modena e Modena civica.
Insieme alla delibera è stato presentato un emendamento di Fratelli d’Italia (respinto con il voto a favore di FdI e Lega Modena, e contrario di Pd, Avs, Spazio democratico e M5s) che, in riferimento alle azioni intraprese a seguito dei rilievi della Corte dei Conti su aMo, chiedeva di aggiungere alla relazione un aggiornamento puntuale sulla vicenda, dando conto dell’esposto presentato dal revisore unico, delle presunte irregolarità contestate e dello stato dei procedimenti giudiziari in corso. L’emendamento evidenziava inoltre che la società ha affidato un incarico legale per valutare i presupposti per eventuali azioni sociali di responsabilità nei confronti dell’ex amministratore unico e che tale parere non risulta ancora disponibile.
Il provvedimento, che approfondisce la situazione di ForModena, CambiaMo, Amo spa, Farmacie comunali, Seta spa, Hera spa, Lepida spa e Banca popolare Etica, non rileva per il 2025 azioni straordinarie di razionalizzazione intraprese dal Comune essendosi, appunto, completate le azioni previste dai piani precedenti.
La delibera, in particolare, evidenzia le azioni intraprese tempestivamente dal Comune di Modena, e i relativi provvedimenti adottati dalle partecipate interessate, a seguito delle osservazioni della Corte dei conti riguardanti le due delibere di “Analisi e razionalizzazione delle partecipate” alle date del 31 dicembre 2022 e 2023, di cui lo scorso luglio il Consiglio comunale aveva preso atto.
Nello specifico, in relazione alla richiesta dell’Amministrazione comunale di superare lo strumento dell’associazione e adottare uno schema societario più adeguato alle attività svolte, in coerenza con il Tusp, Aess – Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo sostenibile (organismo “in house”) ha comunicato che l’attuale veste giuridica di associazione continua a rappresentare la forma più rispondente alle proprie caratteristiche e funzioni; ForModena, con deliberazione dell’assemblea straordinaria, ha invece provveduto alla modifica statutaria richiesta, adeguando il numero dei componenti del Consiglio di amministrazione a quanto previsto dal Tusp; CambiaMo, in risposta alla raccomandazione di monitorare costantemente il business plan pluriennale al fine di tutelare l’investimento pubblico, ha trasmesso una prima relazione periodica sull’andamento della società alla data del 30 settembre 2025, che – oltre al consueto monitoraggio al 30 giugno previsto dal regolamento dei controlli interni – evidenzia previsioni di chiusura positive per l’esercizio 2025. Inoltre, rispetto alla richiesta di procedere, in occasione del prossimo rinnovo dell’organo amministrativo, alla nomina di un amministratore unico in luogo dell’organo collegiale, il presidente del Consiglio di amministrazione ha ribadito che la scelta di un organo composto da più membri, dotati di competenze eterogenee e complementari, rappresenta una garanzia e un presidio per una gestione attenta della società e non comporta maggiori oneri per la società, dato che i consiglieri non percepiscono compensi.
Intervenendo su Amo, Zanca ha chiarito che l’agenzia, anche su sollecitazione del Comune, ha intrapreso soprattutto due operazioni: “Una verso la dipendente giudicata infedele nella gestione amministrativa, procedendo, attraverso decreto ingiuntivo, al recupero di una quota consistente delle somme a quel tempo quantificate come distratte dal bilancio di Amo”; l’altra riguardante, invece, il licenziamento per giusta causa del direttore di Amo. L’assessore ha poi parlato anche della nomina di un nuovo revisore legale dei conti “e di una serie di provvedimenti per dotare l’agenzia di strumenti di controllo che evidentemente non avevano svolto, fino in fondo, le proprie attività”. Sottolineando che “l’indagine è ancora in corso e gli scenari in evoluzione”, l’assessore ha rimarcato che “Amo è impegnata a procedere al recupero totale delle somme”, e che “è in fase di valutazione l’avvio di un’azione di responsabilità verso i precedenti amministratori e direttori sulla base di un parere legale”.
Rispetto invece alla richiesta a Seta di completare l’adeguamento dell’assetto gestionale e operativo previsto per le società a controllo pubblico, l’assessore ha spiegato che lo scorso 30 settembre il Comune di Modena ha inviato una lettera, a firma congiunta con i sindaci di Reggio Emilia e Piacenza e con i presidenti della Provincia di Modena e Reggio Emilia, indirizzata all’Amministratore delegato, con la quale sono state richieste dettagliate informazioni circa la situazione della società (tra cui quantificazione dell’impatto dell’aumento del prezzo dei titoli di viaggio richiesto dalla stessa azienda; situazione debitoria a giugno 2025; investimenti mezzi nuovi, numero autisti), a cui l’azienda non ha ritenuto di fornire quanto richiesto. Zanca ha quindi parlato della costituzione di un gruppo di lavoro composto dai principali soci pubblici di Seta, riunitosi lo scorso 20 novembre, che (anche con l’ausilio di una consulenza esterna giurisprudenziale) punta a definire le modalità per rendere effettiva l’applicazione a Seta delle norme previste per le società a controllo pubblico, valutando la fattibilità di un eventuale patto di sindacato tra i soci pubblici. L’assessore ha quindi concluso parlando di una conduzione aziendale “che lascia perplessi e preoccupati”, sottolineando che “il tema si intreccia con la prospettiva dell’annunciata azienda regionale del trasporto pubblico, alla quale come Comune di Modena siamo interessati, a condizione che siano chiari i soggetti coinvolti, che sia molto chiara la governance e siano molto chiare le forme di finanziamento economiche di un settore sottofinanziato ormai da anni, a livello nazionale, che però è uno dei settori più importanti dei nostri servizi pubblici e rispetto al quale, purtroppo, abbiamo dovuto segnalare carenze e insoddisfazioni sulla qualità e la quantità del servizio erogato”.
IL DIBATTITO IN AULA
Gli interventi dei consiglieri sulla delibera sull’analisi e razionalizzazione delle partecipazioni comunali, illustrata dall’assessore Zanca
Il dibattito in merito alla delibera presentata mercoledì 17 dicembre dall’assessore ai Rapporti con le partecipate Paolo Zanca, e approvata lunedì 22 dicembre, incentrata sull’analisi e la razionalizzazione delle partecipazioni societarie del Comune di Modena, ha visto l’intervento di numerosi consiglieri.
Per il Pd, Luca Barbari ha ripercorso gli aspetti salienti del provvedimento, soffermandosi poi su Seta le cui questioni, secondo il consigliere, si inseriscono in un confronto più ampio che coinvolge anche Bologna e Regione, e riguardano “la complessità degli assetti societari, la collocazione esterna della dirigenza rispetto al territorio modenese e una qualità del servizio non ottimale”. Diego Lenzini ha affermato che la delibera certifica come, al 2024, le partecipate siano “solide e in salute”. Su Seta, ha sostenuto che “c’è un bando a cui è importante partecipare” e, parlando delle “rigidità e complessità di dialogo” con la società, ha parlato sia delle difficoltà dell’ex presidente di esercitare pienamente il proprio mandato sia del “vizio di forma” di Tper rilevato dalla Corte dei Conti, auspicando un intervento di Regione e Bologna, soci di maggioranza: “Noi siamo al fianco di questa amministrazione per ricostruire il dialogo con Tper, perché se non avviene è complicato governare Seta”. Su Amo, ha ribadito che “chi ha rubato deve restituire i soldi”, sottolineando che, se il recupero non fosse completo, “chi ha omesso vigilanza o ha commesso errori, tra direttori e amministratori, dovrà risponderne”.
Martino Abrate (Avs) ha ripercorso le azioni intraprese da Comune e partecipate in risposta ai rilievi della Corte dei conti, osservando che si tratta di interventi “molteplici e orientati a una gestione corretta e trasparente”, motivo per cui l’emendamento su Amo appare “pretestuoso”. Su Seta ha riconosciuto che l’analisi di ammissibilità secondo il Tusp è positiva, “pur in presenza di criticità note”. Ha ricordato che la Corte ha qualificato Seta come società a controllo pubblico, “posizione oggi sostanzialmente bipartisan in quest’aula”. Il capogruppo ha infine ribadito il ruolo strategico del trasporto pubblico per il futuro della città e della provincia, legato a scelte ambientali e di benessere, assicurando il sostegno a sindaco e giunta per migliorare il servizio.
Giovanni Silingardi (M5s) ha richiamato il senso della delibera, ricordando che si tratta di un adempimento previsto dal Tusp, finalizzato alla razionalizzazione e al controllo delle partecipate. Ha sottolineato che il provvedimento “fotografa la situazione al 31 dicembre 2024” e che ciò che avviene successivamente appartiene al confronto politico, ma non alla delibera in trattazione. Il nodo centrale, ha spiegato, è verificare se il Comune esercita correttamente il proprio ruolo di controllo: nel caso di Amo, “le azioni per il reintegro del patrimonio sono state avviate”, mentre su Seta il dato politico rilevante è il recepimento dei rilievi della Corte dei conti e la scelta dell’Amministrazione di considerarla società soggetta al Tusp “e questo è elemento di discontinuità rispetto al passato”.
Paolo Ballestrazzi (Pri–Azione Sl) ha argomentato che Corte dei conti e Consiglio di Stato indicano tre criteri fondamentali per la legittimità delle partecipate: servizio ai cittadini, trasparenza ed economicità. Su Seta ha sostenuto che “l’efficienza del servizio non è garantita” e che l’attuale gestione non è sostenibile. Su Hera, invece, ha richiamato i vincoli nazionali ed europei secondo cui l’intervento pubblico ha senso solo se genera innovazione. Il consigliere ha quindi riconosciuto alla maggioranza “un cambio di passo” sulle partecipate, mettendo in discussione il sistema delle concessioni continuative, che aveva prodotto “monopoli anziché concorrenza”, e ha concluso sottolineando la necessità di Consigli di amministrazione più snelli, “condizione per efficacia e trasparenza”.
Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha espresso apprezzamento per le iniziative intraprese nei confronti di Amo, “coerenti con l’emendamento proposto da Fratelli d’Italia e utili per favorire il recupero delle risorse”. Richiamando le osservazioni della Corte dei conti, il consigliere ha evidenziato come l’amministrazione si sia attivata per recepirne le indicazioni e riportare “ordine e regolarità”. Ha espresso quindi preoccupazione nei riguardi di Seta: “Il Comune deve poter esercitare un ruolo attivo nella gestione del trasporto pubblico locale”. Pur riservandosi di valutare gli sviluppi futuri, Bertoldi ha ribadito di ritenere corretto l’operato dell’amministrazione, esprimendo condivisione sulle scelte di governance delle partecipate.
Maria Grazia Modena (Modena per Modena) ha espresso delusione sull’impianto complessivo delle società partecipate, “organismi nati in buona fede ma che, con il passare degli anni, hanno rivelato incrinature e distorsioni che le hanno fatte diventare baracconi, strumenti di gestione del potere”. Ha poi chiesto chiarimenti sulle altre realtà, da ForModena a CambiaMo e Seta, evidenziando come siano emerse criticità inattese anche a seguito dei rilievi della Corte dei conti. In riferimento a Hera, ha sollecitato un intervento diretto del sindaco nelle scelte future, richiamando il ruolo strategico della società come generatore di utili economici, da affiancare agli obiettivi di tutela ambientale.
Per Fratelli d’Italia, Luca Negrini si è soffermato su Seta giudicando “inaccettabile che, a fronte di legittime richieste documentali da parte dell’Ente, la società abbia risposto invitando a un confronto esclusivamente verbale”. A suo avviso, “tale mancanza di chiarezza è incompatibile con la gestione di un servizio pubblico essenziale come il trasporto locale”. Negrini ha quindi invitato il Comune a valutare ogni possibile azione a tutela dell’ente, comprese iniziative di natura legale nei confronti di Seta qualora non vengano fornite le informazioni dovute. Paolo Barani ha espresso forti preoccupazioni su CambiaMo, richiamando i rilievi della Corte dei conti e segnalando che alcune indicazioni, in particolare sul superamento dell’amministratore unico, “appaiono disattese”. Ha messo in discussione la solidità dell’attivo della società, fondato in larga parte sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare, soprattutto dell’Rnord, chiedendo quindi di chiarire quale sia stato il ritorno economico e sociale, anche in termini di sicurezza urbana. Ha infine chiesto se le risorse destinate alle partecipate non possano essere indirizzate verso interventi più strategici per la comunità. Elisa Rossini ha concentrato l’intervento su Amo, sostenendo che “non si può evitare di parlare del 2025”, visto che la delibera stessa lo richiama, e difendendo l’emendamento del gruppo come atto dovuto anche alla luce di quello presentato in sede provinciale (“a seguito del quale qualcuno è andato a bussare alla porta dell’amministratore unico Bosi per darsi una mossa”). Rossini ha quindi contestato alcune affermazioni dello stesso Bosi, chiarendo che “il decreto ingiuntivo non è stato confermato, c’è una causa in corso”, e chiedendo quindi che sia il Comune a vigilare e a precisarlo ufficialmente. Ha criticato i ritardi sul parere legale, giudicandoli ingiustificati, e ha avvertito che il tempo trascorso può aver inciso sulla possibilità di recuperare risorse publiche.
Andrea Mazzi (Modena in ascolto) ha definito l’analisi delle società partecipate “puntuale”, con particolare riferimento ad Amo e Seta. Per quanto riguarda Amo, è stato osservato come manchino alcuni elementi indicati nell’emendamento, a partire dall’azione di responsabilità, sottolineando che “le lettere di messa in mora rappresentano solo un primo passo”. È stata inoltre criticata la scelta di affidare l’incarico a Bosi, considerata problematica per “l’assenza di indipendenza per riuscire a giudicare e ad agire”. Sul fronte Seta, ha condiviso la possibilità di eventuali azioni legali per ottenere i dati necessari. È stato sottolineato come l’attuale assetto, pur essendo quasi interamente pubblico, lasci il Comune in una posizione passiva, senza il controllo effettivo del servizio.
L’assessore Paolo Zanca ha chiarito che il giudizio di ammissibilità delle partecipazioni fa riferimento alla situazione al 31 dicembre 2024, ma che nella delibera non si è potuto prescindere dai rilievi della Corte dei conti del giugno 2025. Ha spiegato che con questo atto l’Amministrazione “rende conto alla Corte di come si è comportata”, ricordando che eventuali danni erariali attiverebbero la Procura. Zanca ha ricordato che CambiaMo svolge oggi funzioni molto diverse e che alla scadenza degli affidamenti nel 2026 “meriterà una riflessione complessiva”. “In questa delibera non ci sono giudizi, ma fatti”, ha chiarito, spiegando che “quanto doveva essere fatto è stato fatto”. Sul trasporto pubblico ha infine ribadito che il Comune è disponibile a ragionare su una società unica, “ma chiarendo governance e investimenti”.




