Il giorno dopo ha il sapore dolce di chi ritrova, nei fatti, l’identità perduta: uomini in rosso
strepitosamente vincenti. ”A Monza abbiamo visto una Ferrari all’altezza della sua fama” ha commentato Jean Todt. Ed è questo il dato più importante che rimane dopo la strepitosa
gara di Michael Schumacher: la Ferrari c’è.
Per tre settimane, da Budapest in poi, ha lavorato ”con la determinazione e la passione che sono proverbialmente propri di questa scuderia” ha
detto il direttore generale. E’ riuscita cioè a tirare fuori il meglio di sè, come appunto Montezemolo aveva chiesto ai suoi uomini dopo la debacle d’Ungheria. ”Ma non dimentichiamo – ha sottolineato Todt – che questi piloti, questi uomini, questi partner sono gli stessi di tre settimane fa”.
Per questo la gara di Monza secondo Todt ”è stata molto importante”. ”E’ stata una giornata particolare per molti motivi. Tutti lo sapevamo, c’era grande tensione. Riuscire a
fare la pole il sabato, e vincere la gara alla domenica rende questa vittoria più bella delle altre”. Il problema, infatti, non era di semplice soluzione. ”Si doveva invertire la tendenza che da troppi gran premi ci vedeva arrivare dietro agli avversari” ha detto Todt, ma un conto è
desiderare una cosa, un altro conto è realizzarla.
Ecco perchè tutti in Ferrari, da Schumacher all’ultimo dei meccanici, nelle ultime tre settimane si sono messi al lavoro con un valore aggiunto in termini di passione e di determinazione, che da un po’ di tempo forse si era un pò attenuato. Le rosse hanno macinato qualcosa come 5.000 chilometri, tra Monza, Fiorano, Mugello, chiamando a raccolta il meglio del lavoro di tutti.
”E’ questa l’identità più profonda di questa squadra – ha detto Todt – la voglia di vincere, come se dovessimo conquistare il primo gran premio della nostra storia. Questo è un gruppo votato al successo e
che lavora duramente per ottenerlo”.