Un unico indirizzo emerge dal regolamento sull’istruzione tecnica – presentato dal Ministro per il parere al CNPI: tagliare. Tagliare gli indirizzi, le ore, le ore di laboratorio, le cattedre, gli insegnanti e il personale ATA.
Non è una buona partenza, così come non lo è non aver coinvolto Regioni, autonomie locali e forze parlamentari.


C’è un florilegio di obbrobri: il nuovo ordinamento non si applica solo alla prima classe – come doveroso per la continuità dei percorsi d’istruzione -, ma anche alla seconda; le terze classi, pur proseguendo secondo i piani di studio vigenti, sono obbligate alla riduzione dell’orario a 32 ore settimanali, con un taglio di 4-6-8 alla settimana in maniera disorganica. Forse le scuole saranno chiamate a decidere per sorteggio quali ore eliminare?
Certamente ciò, anche considerando la riduzione minima di quattro ore settimanali, farà perdere il posto a 5.770 docenti, con grande soddisfazione, immagino, del Ministro dell’economia!
Inoltre se è giusto diminuire gli attuali indirizzi, perché troppo frammentati e con duplicazioni, è invece negativo passare brutalmente dagli oltre 400 esistenti ai soli 11 previsti – suddivisi in due settori: economico e tecnologico. Così si metterà fine a molte positive sperimentazioni. Rimangono, inoltre, completamente escluse le specializzazioni di “nicchia” di valore per il nostro Paese.
È necessario che il Governo, partendo dalle migliori esperienze realizzate, definisca il processo di riforma in modo partecipato, senza vincoli insormontabili “a priori”: la riforma dell’istruzione tecnica è tema troppo rilevante per il Paese per essere classificato nella categoria “manovre per il risparmio”.

(dichiarazione di Mariangela Bastico, responsabile scuola del PD)