Telefonare immediatamente al 118, farsi ricoverare in una unità coronarica, arrivarci in ambulanza e il tutto, tassativamente, entro un tempo massimo di
due ore: queste le quattro regole d’ oro da seguire nel caso si accusi improvvisamente un forte dolore al torace onde evitare che un possibile infarto si trasformi in un episodio mortale.


E’ quanto raccomandano i medici cardiologi ospedalieri, la cui associazione Anmco, sta celebrando a Firenze il 23^ congresso nazionale nel cui ambito sono stati presentati i risultati di una ricerca dalla quale emerge che solo il 48% dei
pazienti con un infarto in corso arriva in ospedale entro due ore dall’ insorgere dei primi sintomi. E’ di oltre il 50%, quindi, la percentuale di coloro che arrivano tardi per essere sottoposti con successo a trombolisi o angioplastica. Il rischio di mortalità aumenta infatti dal 7,4% all’ 11,8% se il paziente, per il fatto di essere arrivato troppo tardi in
ospedale, non può essere sottoposto a trombolisi o
angioplastica, mentre si riduce del 5,6% in caso di ricovero precoce in una unità coronarica. Dall’ indagine ‘Blitz’, promossa dall’ Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri emerge che tra i motivi di ritardo, oltre alla difficoltà di decifrare i sintomi, che deve essere superata telefonando al 118 in ogni caso di forte dolore
al torace, ci sono l’ insorgenza dei sintomi durante la notte che è causa di forte ritardo nel 58% dei casi, il verificarsi dei sintomi d’ infarto in casa (75%) rispetto al trovarsi fuori, circostanza quest’ ultima che provoca solo l’ 8% di ritardi. Dall’ indagine emerge che anche l’ età incide sull’ arrivare prima o dopo in un centro attrezzato; tra coloro che hanno meno di 55 anni il rischio di ritardo si riduce al 18% dei casi. Perdono inoltre più tempo coloro che hanno un basso livello di
scolarità (54%) e coloro che al momento dell’ insorgere del sintomo si trovano soli in casa (56%). Tra i maggiori motivi di ritardo (54%) anche la scelta di arrivare in ospedale con un proprio mezzo, taxi o auto privata, anzichè in ambulanza.
Il livello di mortalità per malattie cardiovascolari è
ancora molto elevato in Italia dove, ogni anno, muoiono 235 mila persone. Ogni 3/4 minuti una persona è vittima di un attacco cardiaco e una su quattro non sopravvive. I due killer da temere
di più sono l’ infarto al miocardio e lo scompenso cardiaco. I più colpiti sono ancora gli uomini: 70% rispetto al 30% di donne, e le cause vanno ricercate nelle cattive abitudini di vita, come il fumo, la sedentarieta, l’ obesità, l’ alimentazione troppo ricca di grassi animali.