Mamme a tarda età ma a caro prezzo: cresce infatti il numero delle gravidanze che si interrompono in modo spontaneo. E’ l’annuario statistico italiano 2002 a segnare quello che l’Istat definisce ”un fenomeno di importanza crescente nella storia riproduttiva della donna”.


Gli aborti spontanei, quelli ciò che si sono interrotti prima del 180esimo giorno senza interventi volontari per fermare la gravidanza, sono stati 70 mila nel 1999 contro i 56.000 dell’80. E le gravidanze interrotte spontaneamente sono collegabili ad altri fattori. Il primo è l’aumento dell’età delle donne che tentano di avere un figlio (dai 35 anni in su il tasso di rischia infatti aumenta).
Il livello di abortività cresce così, osserva l’Istat,
all’aumentare dell’età e questo accade per tutte le
generazioni: si passa da poco più di 50 aborti spontanei per 1000 gravidanze all’età di 20 anni a più di 200 all’età di 40 anni. Ma è più difficile che la gravidanza arrivi a buon fine anche se la mamma è single. Si è stabilizzato negli ultimi anni, invece il numero degli aborti volontari, fortemente diminuiti da dai primi anni ’80 (se ne contavano allora 230.000) ai 135.000 casi (dato provvisorio)
del 2.000. Continua a modificarsi invece l’identikit della donna che abortisce. Negli ultimi anni a ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza sono state sempre di più le
giovanissime (15-19 anni) 10.774 in tutto, che hanno superato quello delle donne più mature (40-45 anni) che hanno ricorso all’aborti 9938 volte. L’aborto italiano è così sempre più simile a quello delle donne degli altri paesi europeo: estemporaneo e legato a situazioni di emergenza e non per dinamiche di pianificazione familiare.