Nuova normativa in Emilia-Romagna per bar e ristoranti: abolisce il contingentamento delle licenze e affida la programmazione del settore ai Comuni; individua un’unica tipologia di esercizio (prima erano quattro), subordinata alle prescrizioni igienico-sanitarie; cancella l’iscrizione al registro esercenti; non si applica agli agriturismi, ai bed&breakfast, alle feste e sagre e ai circoli privati.

Il progetto di legge, approvato a maggioranza dal consiglio regionale, è stato definito ”un passaggio storico” dal Guido Pasi, assessore al commercio e turismo dell’Emilia-Romagna:
”Era dal 1991 che si attendeva una legge di regolamentazione. Siamo i primi in Italia a dare una legge adeguata ai tempi, che sviluppa, innova, da meno vincoli e burocrazia”.
”Per aprire un bar o un ristorante – ha aggiunto l’assessore – finora era possibile solo comprare, a caro prezzo, una licenza esistente. Oggi si può averla ‘gratis’; quello che non viene abolito e’ il valore dell’avviamento”.

Diverse le reazioni delle associazioni di categoria.
Complessivamente positivo il giudizio della Confesercenti regionale, secondo la quale si tratta di ”una tappa importante per la modernizzazione, che semplifica e innova la precedente normativa nazionale”. Per la Confcommercio la legge sui pubblici esercizi ”è sbagliata perchè non prevede commissioni comunali o provinciali che avrebbero potuto essere il solo e valido strumento per evitare una programmazione squilibrata, perchè introduce una liberalizzazione del settore e non offre nessuna tutela alla ristorazione di qualità”.

Molto critica anche Confartigianato, perche’ il provvedimento ”rischia di escludere dalle iniziative di agevolazione alcune categorie di operatori, come coloro che offrono una ‘alimentazione di servizio’, le pizzerie e le gelaterie”.