Le lacrime di San Lorenzo oscurate
dalla luce. Occhi puntati al cielo da stanotte per il
tradizionale spettacolo delle stelle cadenti. Ma non tutti gli
italiani avranno le stesse possibilità di vedere lo sciame
delle Perseidi. Colpa dell’inquinamento luminoso.

Metà della popolazione dell’Unione Europea, rileva
l’associazione citando dati dell’International Dark Sky
Association, si vede negata la possibilità di riconoscere la
Via Lattea ad occhio nudo dal luogo dove vive. E questa
percentuale sale al 70% negli Usa. Tutto ciò accade per una
illuminazione mal concepita, inefficiente e sprecona.
Legambiente ricorda quindi che razionalizzando i sistemi di
illuminazione in Italia, non solo si ridurrebbe l’inquinamento
luminoso, ma anche quello atmosferico: sono circa 1 miliardo e
750 milioni i kilowatt che potrebbero essere risparmiati, con
il conseguente risparmio di una somma pari a circa 250 milioni
di euro l’anno ed evitando di scaricare in atmosfera 1 milione e
350 mila tonnellate di anidride carbonica. Dunque, sottolinea,
”non c’è solo la poesia di un cielo stellato a giustificare
l’impegno contro l’inquinamento luminoso”.

La situazione non è comunque identica lungo tutto lo
stivale. Se solo un abitante su 4 riesce a vedere la Via Lattea
in Lombardia Campania e Lazio, poco meglio va ai liguri, ai
toscani ed agli emiliano-romagnoli: uno su tre, alzando il naso,
riesce ancora a percepire la propria ‘casa nell’universo’. In
Sicilia, Veneto, Piemonte, Puglia e Friuli Venezia Giulia ci
riesce il 50% della popolazione; in Sardegna e Marche si sale al
65%, al 75% in Abruzzo, per arrivare a circa il 90 % in Umbria,
Calabria e Molise. Ma i più fortunati, secondo l’associazione,
sono gli abitanti del Trentino Alto Adige, della Basilicata e
della Valle d’Aosta, dove la Via Lattea, almeno nelle notti più
serene, è visibile praticamente da tutti. I più sfortunati
sono invece gli abitanti delle grandi città, dove si riescono a
distinguere mediamente solo 240 stelle circa sulle 6 mila che si
potrebbero vedere ad occhio nudo.