Ogni anno in Italia ci sono 3.500-4.000
nuovi casi di persone infettate dal virus dell’Hiv. Si stima che siano almeno 120 mila le persone infettate, tenendo conto sia dei sieropositivi che delle persone con Aids conclamato. I malati di Aids si stima siano 19 mila.

Tra i nuovi casi di ogni
anno, il 35% delle volte coinvolge le donne e gli stranieri nel 20%. Dal 1982, anno che ha segnato l’inizio dell’epidemia, i casi notificati in Italia sono stati 53 mila, e tra questi vi sono stati 34 mila decessi. Oggi l’incidenza del virus e’ in sensibile calo, se si considera che mentre nel 1986 il numero di nuovi casi si aggirava tra i 14 mila e i 18 mila e nel 1995 il numero dei malati di Aids ha toccato il suo picco massimo in Italia con circa 5.500 diagnosi. Sono dati divulgati nel corso della conferenza stampa tenuta dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, a conclusione della sua visita all’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, nell’ambito delle iniziative programmate per la Giornata mondiale della lotta all’Aids.

Diminuisce quindi il numero di nuovi
malati di Aids, sebbene cio’ avvenga in misura ridotta rispetto al trend degli ultimi anni, pero’ aumenta il totale degli infetti.

A proposito poi dei rapporti sessuali,
principale modalita’ di trasmissione, nel 40% dei casi le vittime del virus sono individui eterosessuali, nel 20% si tratta di omo o bisessuali e nel 35% di tossicodipendenti. Tra le realta’ in cui l’infezione da Hiv e’ particolarmente diffusa ci sono i luoghi di detenzione. Uno studio effettuato su 973 reclusi in otto carceri italiane ha evidenziato una prevalenza di infezione del 7,5%. I fattori associati all’infezione erano un’eta’ compresa tra i 30 e i 45 anni, la provenienza dal Nord o dalla Sardegna, la tossicodipendenza. Se poi si eslude dall’analisi dei dati i tossicodipendenti ed gli omosessuali, la prevalenza di infezione da Hiv e’ del 3,5% nei reclusi stranieri e del 2,6% tra quelli di nazionalita’ italiana, e si tratta di prevalenze circa 10 volte maggiori rispetto a quelle attese nella popolazione generale.

Quanto alla classifica per regioni, la piu’ alta incidenza di malattia si registra nel Lazio e in Lombardia, con 5 persone ogni 100 mila che ricevono una diagnosi di Aids. Seguono la Liguria (4 persone), l’Emilia Romagna (3 persone), La Toscana e la Valle d’Aosta con circa 3 persone su 100 mila. Agli ultimi posti ci sono Basilicata, Campania e Molise, con meno di un caso di Aids ogni 100 mila individui. Tra i fenomeni di maggiore interesse registrati dall’Istituto superiore di Sanita’ c’e’ quello dell’alta percentuale di persone che non hanno fatto terapia prima della diagnosi di Aids: circa il 63% dei casi. Una percentuale piu’ elevata fra contatti etero e omosessuali, mentre circa il 50% dei tossicodipendenti ha fatto terapia prima della diagnosi.

Questo e’ dovuto in gran parte al fatto che una persona su due scopre di essere sieropositiva nel momento in cui si pone la diagnosi di Aids (52,2%), mentre cio’ avveniva solo in un caso su cinque nel 1996 (20,6%). Inoltre addirittura il 70% dei contatti eterosessuali viene a conoscenza del proprio stato di sieropositivita’ al momento della diagnosi dell’Aids.