Dopo le speranze accese a meta’ degli anni ’90 dall’arrivo delle nuove terapie combinate, oggi la riduzione nel numero dei nuovi casi ha segnato una battuta d’arresto. Tuttavia e’ aumentato il periodo del passaggio dalla condizione di sierpositivita’ alla malattia conclamata, cosi’ come e’ aumentata la sopravvivenza delle persone che convivono con il virus.


E’ questo il nuovo quadro dell’Aids in Italia, alla luce dei dati del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanita’ (Iss), aggiornati al 30 novembre e presentati oggi a Roma, nell’incontro organizzato nell’istituto Spallanzani in occasione della giornata mondiale Aids.

Malgrado i risultati positivi registrati finora sul fronte delle terapie, ”l’Aids continua ad essere un problema in Italia”, ha detto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, sottolineando l’importanza della prevenzione e soprattutto di sottoporsi al test ”al primo sospetto di essere incappati nel rischio”. Grazie alla terapia si vive di piu’ e meglio, ma ”guai ad abbassare la guardia”, ha detto il responsabile del Coa, Giovanni Rezza.

Ecco i nuovi numeri e i dati che segnano il nuovo identikit dell’Aids in Italia:
– TROPPO TARDI ALLA DIAGNOSI:
”Serve una maggiore percezione del rischio”, ha detto Rezzo, rilevando che in Italia una persona su due di coloro che si sottopongono al test scopre soltanto allora di avere la malattia conclamata. In generale il 63% delle persone che ricevono la diagnosi di Aids non ha mai seguito in precedenza la terapia. Meno del 20% dei tossicodipendenti e il 70% degli eterosessuali vengono a conoscenza di avere contratto l’infezione solo nel momento in cui viene loro diagnosticata la malattia. Aumenta anche l’eta’ media in cui si arriva alla diagnosi: e’ salita a 40 anni per gli uomini e a 38 per le donne, mentre nel 1985 era rispettivamente di 29 e 24 anni.

– AUMENTA IL SERBATOIO DELL’INFEZIONE:
grazie alle terapie si vive di piu’, tanto che in Italia il numero delle persone che vivono con l’infezione e’ stimato in almeno 120.000. Sono 19.000 coloro nei quali e’ stata diagnosticata la malattia.

– ALLARME ROSSO NELLE CARCERI:
una prevalenza dell’infezione di 10 volte superiore rispetto a quella della popolazione generale fa delle carceri una delle realta’ a piu’ alta diffusione del virus Hiv in Italia. E’ quanto e’ emerso da uno studio condotto su 973 reclusi in 8 carceri: la prevalenza e’ pari al 7,5% e l’eta’ media degli infettati e’ compresa fra 30 e 45 anni (11,4%). In un caso su due si tratta di omosessuali e nel 18,2% di tossicodipendenti.

– PIU’ NUMEROSI GLI STRANIERI:
aumentano le infezioni tra gli stranieri, soprattutto se provenienti da aree ad elevata circolazione del virus Hiv. Nel 1994 costituivano appena il 2% dei casi di Aids in Italia, oggi sono il 20%.

– SESSO PRIMA VIA DI TRASMISSIONE:
se in passato l’infezione era diffusa soprattutto fra i tossicodipendenti a causa dello scambio di siringhe, oggi a contrarre l’infezione sono al 40% persone eterosessuali e al 20% omo o bisessuali. I tossicodipendenti sono diventati il 35%.

– IN LAZIO E LOMBARDIA IL MAGGIOR NUMERO DI CASI DI AIDS:
Lombardia 5 persone ogni 100.000 ricevono una diagnosi di Aids; seguono Liguria (4 su 100.000), Emilia Romagna (3.7), Toscana e Valle d’Aosta (3). Agli ultimi posti Basilicata, Campania e Molise (1 su 100.000).