Oggi sono state molte, a Modena e Provincia, le corse saltate a causa delle tante malattie che hanno colpito gli autisti ATCM. Certo, c’è tanta influenza in giro: e comunque si rimanda al giudizio dei medici ogni valutazione sullo stato di salute del personale. Ma poiché talora le coincidenze non sono solo frutto del caso, ma hanno qualche significato, senza troppa fatica abbiamo individuato la ragione di un grosso “mal di pancia” per i dipendenti di ATCM: si tratta di un’epidemia che colpisce un pò tutti gli autoferrotranvieri italiani e che proprio nella malattia trova le sue cause.


Il tutto parte dalla Legge finanziaria 2005, che ha modificato i trattamenti di malattia previsti nel settore, trattamenti che, a partire dal gennaio scorso e a differenza di quanto avveniva prima, l’INPS sosterrà ora “secondo le norme, le modalità e i limiti previsti per i lavoratori del settore industria”: sarebbero le aziende a doversi invece accollare i costi dei trattamenti economici previdenziali di malattia aggiuntivi di cui il personale ha fin qui goduto, con costi stimati, a livello nazionale, all’incirca in 80 milioni di euro per anno.

Sono noti i problemi economici in cui si dibattono le aziende del TPL, che gestiscono servizi a rilevanza sociale, i cui costi non sono assolutamente coperti dalle entrate tariffarie: aziende che quindi, per poter assicurare ai dipendenti i trattamenti di malattia che prima erogava l’INPS, vedrebbero sprofondare nel più profondo rosso i loro bilanci. Si aggiunge che da più parti si dubita della legittimità costituzionale della nuova norma introdotta dalla Finanziaria, e la sua impugnazione in sede giudiziaria pare scontata.

Inevitabili dunque le reazioni delle aziende che, tramite le loro Associazioni di categoria, hanno inviato alle OO.SS. formale disdetta, a decorrere dal 1° marzo, di tutte le disposizioni in materia in base alle quali sorgono quelle che il legislatore definisce ora “obbligazioni contrattuali a carico del datore di lavoro” e hanno informato i dipendenti che a partire da quella data e salvo nuove disposizioni, erogheranno i trattamenti di malattia cosi come previsti per il personale dipendente dall’industria : non senza aver però dichiarato alle controparti sindacali (fin qui senza successo) la propria disponibilità ad aprire con immediatezza un tavolo negoziale in cui esaminare la tematica delle integrazioni dei trattamenti previdenziali di malattia.

Da un lato ci sono dunque i lavoratori, giustamente arrabbiati perché si trovano a subire un notevole peggioramento del trattamento economico loro riconosciuto in caso di malattia; dall’altro le aziende, che hanno tutte le ragioni per valutare in modo altrettanto negativo questo nuovo onere a loro carico, che sarà comunque particolarmente gravoso, a prescindere dalle sorti della vertenza che si sta aprendo.

C’è anche un terzo fronte, che è quello del servizio pubblico che comunque deve essere assicurato e per il quale ciascuno dovrà fare la sua parte. E’ giusto che si ricomponga quel pur precario equilibrio finanziario su cui si reggono le aziende del settore e che richiede l’erogazione di adeguati contributi che compensino la “socialità” del servizio; è pure giusto che le aziende riconoscano ai dipendenti trattamenti di malattia che non si riducano a quelli minimi erogati dall’INPS ma che siano in sintonia con quelli riconosciuti in altri settori produttivi e che consentano al personale di affrontare con una certa “tranquillità economica” i problemi di salute che possano loro occorrere; come è giusto che i dipendenti siano disponibili a rivedere anche certi trattamenti che quasi “premiavano” episodi di assenteismo, per tutelare piuttosto su livelli più avanzati di solidarietà sociale chi veramente ne necessita.
Sì dunque ad una trattativa seria e senza pregiudizi che sappia costruire un nuovo e più evoluto assetto normativo in tema di trattamento di malattia per gli autoferrotranvieri: ma il tavolo di confronto, nell’interesse di tutte le parti in causa, deve essere necessariamente nazionale, senza sfaldamenti locali che possono solo compromettere una soluzione a tutto campo del problema. E senza forme di agitazione anomale, che non possono portare a nessun risultato utile.