Raccoglieva e
commercializzava materiali ferrosi con un solo furgone e senza un’area per il deposito, ma dentro a un armadio di casa aveva nascosto fatture per un totale di 9.200.000 euro: per questo un bolognese, titolare di un’impresa a Medicina, e altre 15 persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Imola per emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e distruzione di scritture contabili.


Le indagini sono poi arrivate a un’azienda di Castel Guelfo, sempre nel bolognese, che risultava come la principale utilizzatrice delle fatture scoperte, usate per gonfiare artatamente le spese a fini di recupero fiscale: e, infatti, nella scrivania dell’ufficio dell’amministratore, i militari hanno trovato i timbri e i formulari usati dall’impresa di Medicina, oltre a una serie di ricevute formalmente emesse da persone fisiche residenti in varie parti d’Italia. Queste ultime erano pero’ del tutto ignare della cosa: alcune di queste addirittura decedute alla data riportata sulle ricevute.

Negli uffici della seconda azienda, che aveva un giro d’affari di 4.726.000 euro, sono stati scoperti anche i timbri e i formulari di un’altra impresa di Bologna: da un sopralluogo su quest’ultima impresa, i finanzieri hanno individuato un’area di circa 20.000 metri quadrati utilizzata abusivamente per lo stoccaggio di materiali ferrosi, tra i quali 9 motocicli, tre auto, un camion, oltre a fusti metallici, pneumatici, batterie e marmitte. Il luogo e’ cosi’ stato sequestrato con l’ordine all’imprenditore di procedere alla bonifica del terreno, per fermare l’eventuale inquinamento anche di un vicino corso d’acqua.


In totale, i controlli hanno permesso di recuperare alla tassazione redditi per 17.200.000 euro, Iva dovuta per 771.000
euro, Iva relativa per 883.000 euro, Iva non versata per 870.000
euro e Irap dovuta per 554.000 euro.