L’utilizzo delle migliori terapie disponibili e una maggiore prevenzione potrebbero salvare ogni anno mille donne dal tumore al seno, 5000 in Europa. Eppure solo 6 italiane su 10 eseguono ad esempio con regolarita’ esami basilari come la mammografia. Per questo, dal Congresso europeo di oncologia in corso a Parigi gli esperti lanciano un appello: contro il cancro alla mammella, prevenzione e screening rimangono le armi vincenti.


Questa forma di neoplasia resta infatti la prima causa di morte per cancro nei paesi occidentali. Come dimostrano le cifre: ”Nei paesi industrializzati – ha spiegato l’oncologo e past president dell’Associazione italiana di oncologia medica Aiom Roberto Labianca – il carcinoma mammario e’, per incidenza e mortalita’, al primo posto tra i tumori maligni nella popolzione femminile. Secondo gli ultimi dati, i nuovi csi di tumore al seno registrati nel mondo nel 2002 sono stati 1.151.298 con 410.712 decessi”.


In Italia, si registrano ogni anno 36.634 nuove diagnosi e 11.345 morti. Nel nostro Paese, inoltre, 7 donne su 100 manifestano un tumore alla mammella entro gli 80 anni di eta’.

Un vero e proprio bollettino di guerra che attesta questa patologia come la prima causa di morte nella fascia di eta’ 35-44 anni e la seconda per le donne oltre i 55 anni, seguita dalle malattie cardiovascolari.


Diversa pero’ la distribuzione geografica: nel Meridione e nelle isole, l’incidenza dela malattia e’ infatti relativamente bassa rispetto alla media dei paesi industrializzati, mentre aumenta progressivamente nell’Italia del nord.

I motivi di tale diversificazione geografica, ha sottolineato il direttore del Dipartimento di oncologia dell’Universita’ di Modena Pierfranco Conte, ”non sono completamehte noti anche se, verosimilmente, sono correlati sia alle abitudini riproduttive, al nord le donne hanno meno figli, sia all’alimentazione e all’industrializzazione”. Resta pero’, secondo l’esperto, anche il problema di un’Italia a ‘macchia di leopardo’ per quanto riguarda i servizi di prevenzione: ”E’ fondamentale garantire il nostro Servizio sanitario nazionale – ha detto – ma la devolution nella sanita’ rischia di crerare diverse opportunita’ di accesso ai programmi di screening”.


Le parole chiave nella lotta al tumore al seno restano, comunque, prevenzione e terapie mirate, ovvero ‘ritagliate’ sulle caratteristiche della paziente: ”La diagnosi precoce – ha affermato il direttore scientifico dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma Francesco Cognetti – e’ basilare dal momento che, se un tumore e’ scoperto quando ha un diamtero inferiore a 1 centimetro, la possibilita’ di guarigione e’ quasi pari al 100%”. Ma terapie mirate significa pure, hanno sottolineato gli esperti in una conferenza stampa nell’ambito del Congresso, incentivare le cosiddette terapie adiuvanti, che hanno cioe’ l’obiettivo di migliorare la qualita’ di vita e prevenire recidive dopo l’intervento chirurgico.

A questo proposito, al Congresso sono stati presentati i risultati di uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, relativo ad una nuova molecola (docetaxel) risultata particolarmente indicata proprio per il trattamento adiuvante del tumore al seno. Su questa molecola si sta concentrando anche l’attenzione degli esperti italiani, con uno studio avviato dall’Istituto Regina Elena e dal dipartimento di oncologia dell’Universita’ Federico II di Napoli. Lo studio, denominato Taxit-216, ha spiegato il direttore del Dipartimento di oncologia della Federico II Angelo Raffaele Bianco, coinvolge 1000 donne ed i primi dati sulla tossicita’ della molecola, presentati – ha concluso – sono molto positivi”.