La psicosi da aviaria torna a fare sentire i suoi negativi effetti. Di nuovo in calo i consumi (tra il 10 e il 15 per cento nell’ultima settimana), mentre molti allevamenti rurali, in particolare quelli che forniscono uova e pulcini per l’ingrasso, sono completamente bloccati in quanto le richieste sono nulle. Stesso discorso per gli allevamenti biologici che cominciano ad evidenziare una fase di profonda crisi.

A sottolinearlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori per la quale c’è il rischio che altri danni si vadano a sommare a quelli registrati (oltre 500 milioni di euro) tra ottobre e dicembre scorsi. La stessa ripresa avutasi sotto le feste di Natale è ormai vanificata.

Gli allevamenti rurali, che sono più del 15 per cento del totale, rappresentano -afferma la Cia- un comparto di grande importanza per la qualità delle loro produzioni e per il legame con il territorio e garantiscono l’avvio del ciclo della filiera avicola italiana. Allevamenti che, però, ora sono in grave pericolo e che, se non intervengono fatti nuovi, possono scomparire nel giro di breve tempo.

La Cia, fortemente preoccupata per la situazione che di nuovo si è venuta a creare, evidenzia che la crisi che ha investito questo particolare comparto dell’avicoltura non ha precedenti nel nostro Paese. Le ripercussioni già sono state gravissime nei mesi scorsi. Il comparto degli allevamenti rurali e biologici corre il pericolo di non riuscire a programmare il proprio futuro a fronte del drastico calo dei prezzi, alla paralisi delle vendite ed ai maggiori investimenti richiesti dalle nuove normative previste dalle ultime ordinanze del ministero della Salute.

D’altra parte, anche il recente decreto approvato che prevede l’acquisto da parte di Agea di carni di pollame congelate per un quantitativo di 17 mila tonnellate non porta -denuncia la Cia- alcun beneficio agli allevatori del settore rurale e biologico.

Un quadro che le notizie provenienti dalla Turchia e da alcuni paesi del Sud-Est asiatico stanno rendendo sempre più drammatico. Il nuovo allarmismo suscitato tra i consumatori è evidente. Il calo dei consumi ne è la prova tangibile. Una paura che, tuttavia, non ha ragione di sussistere in quanto -rileva la Cia- i polli italiani sono sicuri. Gli allevamenti del nostro Paese sono sottoposti a rigidi e continui controlli e garantiscono qualità e salubrità e soprattutto il benessere animale.

La stessa etichetta obbligatoria sulle carni avicole -conclude la Cia- è un elemento importante. Essa permette ai consumatori di verificare in modo chiaro la provenienza del prodotto e, quindi, di acquistare le nostre produzioni sulle quali si sono espresse in maniera positiva sia la Fao che l‘Organizzazione mondiale della Sanità.