L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna vara due provvedimenti sulla caccia: il calendario venatorio 2006/09 e la legge per autorizzare la caccia in deroga ad alcune specie.
Soddisfatto l’assessore competente Marioluigi Bruschini, per il quale “sono state approvate delle misure equilibrate, atti ben congegnati”.
Per quanto riguarda il primo provvedimento, Bruschini replica alle critiche di chi ha affermato che con questo calendario venga di fatto autorizzata la caccia per specie a rischio: “In realtà, per nessuna delle specie per cui abbiamo permesso la caccia ci risultano rischi di sussistenza. Noi teniamo conto anche dei pareri e dei censimenti dell’Infs (Istituto nazionale della fauna selvatica), che non ci segnalano tra quelle da noi inserite nel calendario specie in grave o significativa sofferenza demografica”.
Il calendario venatorio non introduce criteri nuovi, essendo essenzialmente ricalcato sul precedente. Riconfermata la caccia di selezione agli ungulati nobili (cervi, caprioli, daini etc) che, dice Bruschini, “stanno recando gravi danni all’agricoltura nella medio-alta collina e in montagna: la Giunta regionale, nello strutturare il calendario venatorio, tiene conto da un lato della conservazione della fauna, ma anche delle sofferenze del settore agricolo e dei danni in zone che tendono allo spopolamento”.
“Per cui – precisa ancora l’assessore – questo calendario non allarga le possibilità di caccia violando la Legge 157, che la Regione segue come una bibbia laica”.
Per quanto riguarda la caccia in deroga, ecco il meccanismo che ha portato all’individuazione delle specie inserite in elenco: la Regione analizza la certificazione dei danni causati da quasiasi tipo di animale, in base ai reperti che gli Uffici caccia delle varie Province forniscono di anno in anno su tabulati già predisposti. Studiando l’entità di tali danni, si costruisce la lista delle deroghe, rispettando le severe direttive emanate dalla Commissione europea. “Ma ad esempio – spiega l’assessore Bruschini -, lo storno che a nord delle Alpi è in grave calo, a sud è un flagello per l’agricoltura. Quindi noi, giustificando perché, siamo costretti ad autorizzarne la caccia su tutto il territorio da Piacenza a Rimini. Con una deroga annuale, perché ogni anno si ricalibra. Il cormorano, invece, è stato inserito dalla Giunta perché da tempo nel ravennate, nel ferrarese, nel bolognese e nel modenese, ovunque vi siano allevamenti ittici, mangia il novellame con danni economici ingentissimi, milioni di euro negli anni scorsi solo per la provincia di Ravenna”. Per i cormorani la caccia è consentita limitatamente alle zone circostanti all’allevamento ittico. Discorso analogo, con limitazioni territoriali, anche per quanto riguarda i passeracei (caccia limitata nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna) e per la tortora dal collare.