Nelle scuole elementari di Castellarano e Casalgrande (Reggio Emilia) i ragazzi delle terze, quarte e quinte, al posto delle ore di religione e di educazioni fisica, riuniti in un’unica classe, seguiranno lezioni di lingua e cultura araba, tenute da una insegnante madre lingua che avrebbe ottenuto il mandato e la copertura delle spese dal ministro dell’istruzione del Regno del Marocco con l’obiettivo di “tenere viva nei giovani di lingua marocchina la cultura araba…”.


Lo affermano in una interrogazione i consiglieri regionali di Forza Italia Andrea Leoni e Fabio Filippi, evidenziando che questa iniziativa sarebbe stata promossa dal locale dirigente scolastico e che altri due colleghi dell’insegnante che tiene i corsi nel reggiano avrebbero ricevuto il medesimo mandato di insegnare lingua e cultura araba a Ferrara e Bologna.

Considerando che sarebbe certamente più utile incentivare l’insegnamento della lingua italiana non solo per accelerare il processo di integrazione dei minori di origine straniera che abitano in Italia, ma anche per migliorare l’apprendimento della lingua utilizzata in ambito scolastico, anche in funzione di un analogo maggiore apprendimento dell’italiano da parte delle famiglie, Leoni e Filippi stigmatizzano la tendenza da parte delle Istituzioni pubbliche della nostra regione a penalizzare la cultura e le tradizioni del nostro Paese e, di contro, a perseguire un “autolesionista condizionamento ed adeguamento alla soddisfazione dell”altro'”, fatto “lontanissimo dalla visione ‘laica’ dello Stato e delle Istituzioni così cara alle sinistre”.

Ricordando un precedente ‘caso’ avvenuto a Modena relativo ad un corso di lingua araba organizzato presso una scuola elementare, Leoni e Filippi chiedono quindi alla Giunta regionale se sia a conoscenza di questa iniziativa e quale giudizio ne dia, se non ritenga che nell’ottica di migliorare il processo di integrazione dei minori di madre lingua araba sarebbe preferibile un corso di italiano anziché di arabo, quali siano i presupposti pedagogici e didattici che hanno portato il dirigente scolastico a sostenere questa scelta, se ci siano casi analoghi in altri istituti scolastici dell’Emilia-Romagna, se corrisponda al vero che iniziative di questo genere saranno avviate anche a Bologna e Ferrara e se non consideri preoccupante la continua penalizzazione della nostra identità e della nostra lingua da parte delle Istituzioni pubbliche.