La decisione di Sfir di rimettere la quota di produzione dello zucchero e il relativo avvio della procedura di consultazione prevista dal Regolamento della comunità Europea sono due fatti gravi ed inaccettabili che vanno “stoppati”.

Sono questi un ulteriore conferma dell’inaffidabilità della società sia nei confronti degli accordi sindacali sottoscritti a febbraio, con questa azione disattesi, sia nei confronti dell’intero paese, 1.500.000 quintali di produzione persi per fare cassa ed un ulteriore stabilimento industriale che viene chiuso, quello di Pontelagoscuro.

L’inaffidabilità di Sfir va rimarcata alla luce delle decisioni assunte sulla non produzione, che rappresentano un aggravante all’ insufficiente impegno sui progetti di riconversione per gli stabilimenti gia dismessi di Forlinpopoli e SanPietro in Casale.
Tutto si teneva a febbraio 2006 e tutto oggi si deve tenere, le questioni non vanno affrontate a compartimenti stagni :c’è un problema di mantenimento della produzione saccarifera post riforma OCM e c’è un problema di progetti di riconversioni credibili e fattibili da cantierare.

Bisogna chiedere e se “non ci sente” imporre a Sfir di recedere dalla propria decisione con il ritiro della procedura di consultazione prevista dal regolamento comunitario e contestualmente di essere concreta e determinata sull’avanzamento dei progetti di riconversione.

Su queste basi le Organizzazioni Sindacali non si presenteranno agli incontri di consultazione, manterranno i presidi e i blocchi delle spedizioni.
Dopo l’incontro del 14 dicembre al Ministero il coordinamento nazionale deciderà quali azioni ulteriori mettere in campo per raggiungere l’obiettivo.
Governo, Regione, Organizzazioni Professionali Agricole, Associazioni Bieticole, Unionzucchero, devono fare pressione sul Gruppo Sfir e imporre il mantenimento degli accordi arrivando fino al blocco delle risorse previste dalla riforma OCM.
Non ci sono più spazi per ambiguità e tentennamenti.
Non c’è un “banchetto” da tenersi o da spartirsi: tutte le risorse devono servire a sostenere i piani industriali di rilancio della filiera e di salvaguardia dell’occupazione.

(Fai/Cisl – Flai/Cgil – Uila/Uil Emilia Romagna)