Un raro e prezioso libro liturgico realizzato nell’abbazia benedettina di Nonantola tra l’XI e il XII secolo è stato sottoposto ad una Tac (tomografia assiale computerizzata) al reparto di Radiologia I del Policlinico di Modena per comprendere, attraverso l’esame radiografico, come e quando è stato confezionato.


Si tratta di un graduale o antifonario, cioè di un codice liturgico che raccoglie i canti per l’ufficio divino, conservato al Museo benedettino e nonantolano di arte sacra ed esposto, a partire dal prossimo 16 dicembre e fino al primo aprile del prossimo anno, alla mostra “Romanica: arte e liturgia nelle terre di San Geminiano e di Matilde di Canossa”, aperta al Museo del Duomo di Modena, in via Lanfranco.

Grazie alla disponibilità del direttore del Museo di Nonantola, don Riccardo Fangarezzi, e del professor Pietro Torricelli, primario del reparto di Radiologia I del Policlinico, la Tac ha permesso di appurare che la legatura del codice non è più quella originale. Ciò non esclude comunque che la tecnica originariamente impiegata per rilegare il manoscritto fosse la stessa dell’Evangelistario dell’Archivio Capitolare di Modena, sottoposto a Tac negli anni novanta da Carlo Federici dell’Università di Padova. In quell’occasione si scoprì che esso presentava una legatura con struttura di tipo pre-carolingio, una tipologia cioè molto antica e ormai generalmente abbandonata in occidente all’epoca in cui il codice fu confezionato.
Lo studio comparato dei due codici, condotto in occasione della mostra “Romanica” da Fabrizio Crivello dell’Università di Torino, ha fatto emergere l’esigenza di verificare se anche per il graduale è stata impiegata la stessa tecnica di legatura. Una conferma avrebbe consentito di provare che a Nonantola, dove era attivo uno scriptorium di lunga tradizione, era presente sul versante tecnologico una sorta di conservatorismo che adottava tecniche cadute in disuso.
Il graduale di Nonantola presenta un’unica iniziale miniata e una ricca legatura con i due piatti decorati da placche in avorio, circondate da una cornice metallica con tracce di lavorazione a sbalzo e castoni solo in parte conservati. L’avorio del piatto anteriore è decorato da un tralcio con foglie e fiori ed è probabilmente di qualche tempo successivo rispetto al resto; quello del piatto posteriore presenta Gregorio Magno con un angelo in volo che lo ispira, mentre accanto un chierico canta tenendo un libro aperto in mano.