“Partorire il topolino è poco faticoso per la montagna delle liberalizzazioni, ma altrettanto poco soddisfacente per chi attende risultati positivi dai provvedimenti del Governo”. È quanto afferma Ascom Confcommercio.

Ascom prosegue facendo notare, a chi propone di far partire la liberalizzazione dal basso, vale a dire dalle stesse piccole imprese in accordo coi comuni, che se il buon giorno si vede dal mattino, è dal Governo nazionale che deve venire il buon esempio.
Così sconcerta che le liberalizzazioni abbiano intrapreso la strada del superamento di albi e ruoli abbattendo il livello di competenza che prima era richiesto per intraprendere ad esempio la professione nel settore dell’intermediazione commerciale e di affari.
Prima di “partire dal basso” – reclama ancora Ascom Confcommercio – si guardi piuttosto agli effetti che producono gli abbattimenti dei limiti di distanza tra i benzinai: un calcolato vantaggio per la grande distribuzione che, a spese di piccole imprese che garantiscono un capillare servizio a cittadini e imprese, si accaparra un’ulteriore fascia di clientela sfruttando fonti di approvvigionamento non accessibili alla concorrenza per evidenti legami con le case petrolifere.
Ascom Confcommercio fa poi notare il controsenso di liberalizzare gli accessi alle attività d’impresa, compromettendo tra l’altro la preparazione professionale, ma omettendo lo snellimento degli adempimenti burocratico – amministrativo che rappresentano pesanti pastoie nella gestione quotidiana di ogni impresa. Il rischio evidente è avviare nuove imprese che poi si trovano ingabbiate in rigidi vincoli di funzionamento come ad esempio il tema degli orari per i pubblici esercizi.
Quel che colpevolmente è mancato nel processo delle liberalizzazioni, è stato il confronto preventivo con le rappresentanze delle imprese ed è doveroso, per il rispetto dovuto alle categorie economiche, l’apertura immediata di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, per cambiare il testo dell’attuale disegno di legge.