“E’ mai possibile che in questo paese si continui ad assistere allo scempio di un patrimonio come l’agroalimentare, assecondando le posizioni corporative di chi continua a coltivare interessi di bottega arrogandosi il diritto di porre dei veti per impedire posizioni condivise tra i diversi soggetti che operano nelle filiere”.

“Dopo l’o.c.m zucchero, per la quale abbiamo impedito, con un’azione condivisa tra Governo, Imprese, Organizzazioni Sindacali e parte delle Associazioni Agricole, l’ulteriore taglio del 12% delle produzioni, sull’o.c.m. ortofrutta si rischia di replicare un film già visto.
Ormai ci stiamo sgolando per richiamare tutti al rischio di perdere prodotto e lavoro sul trasformato se passasse la proposta della Fischer Boel.
Stiamo ripetendo in tutte le sedi ed in tutte le “salse” quanto sia necessario rivedere la decisione del disaccoppiamento totale per evitare la cancellazione o il ridimensionamento drastico di intere filiere come quella del pomodoro.
Dopo un anno passato a recuperare il disastro dello zucchero, tentando di dare vita alla filiera agroenergetica come occasione di sviluppo e per recuperare i 13 siti (2500 lavoratori) dimessi, con un atteggiamento della parte agricola della filiera che definire attendista è eufemistico, non vogliamo passare una vita a recuperare il disastro del “pomodoro”.
Per questo motivo non condividiamo la posizione, come quella della Coldiretti, che si pone come unico obiettivo la gestione degli aiuti disaccoppiati della U.E.
E’ un paese strano il nostro: da una parte si sbandiera la qualità e l’integrità della filiera, dall’altra non si fa nulla per supportarla, qualificarla e renderla competitiva.
A questo punto pretendiamo la costituzione di un tavolo apposito presso il Ministero delle Politiche Agricole, appezzando in tal senso le posizioni assunte dal Ministro De Castro, con l’obiettivo di stringere le fila e produrre un documento unico con il quale l’Italia si possa misurare con una forte tenuta a livello europeo.
Ci vuole coerenza: non si può chieder di valorizzare l’agricoltura e poi far finta di niente di fronte all’utilizzo del lavoro nero ed illegale da parte di “imprenditori” associati, non si può sbandierare la necessità di avere un piano agroalimentare nazionale e poi gestire solo gli interessi economici di breve durata, come gli aiuti disaccoppiati, non si può parlare di riconversioni delle produzioni e piani di sviluppo e poi mettersi “di traverso” nel momento in cui si aprono importanti prospettive.
Una cosa è sicura; se qualcuno pensa che in questa occasione ci accontenteremo di qualche ammortizzatore sociale e ci vorrebbe relegare ad un ruolo notarile, non solo si sbaglia, ma si assume la responsabilità di una tensione sociale senza precedenti”.