Fuggito dall’Eritrea a causa della guerra, dopo aver attraversato il deserto libico e il Mediterraneo, oggi M. vive a Bologna e lavora in una rosticceria. R. e T., costretti a scappare dalla Nigeria, hanno presentato domanda di asilo in Italia. Dopo mille difficoltà ora vivono a Reggio Emilia, ospiti di una connazionale, in una situazione di precarietà estrema.

In Emilia-Romagna i richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria sono 1940 (dati ufficiali delle Questure riferiti al 2006); un notevole aumento (+16,6%) rispetto al 2005, quando risultavano essere 1664. Quelli in cerca di accoglienza sarebbero all’incirca 1455, secondo le stime del progetto regionale “Emilia-Romagna, Terra d’asilo”; 359 gli accolti, sempre nel 2006, tramite i progetti SPRAR (il Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) gestiti dagli enti locali con finanziamenti statali.

I due dati (le presenze ufficiali e le stime sui rifugiati in cerca d’accoglienza) non sono però sovrapponibili. Molte delle persone che chiedono sostegno, infatti, non rientrano nelle 1940 risultanti alle Questure del territorio: fuggite dai loro paesi e arrivate in Italia spesso via mare, hanno ottenuto un permesso di soggiorno da Questure principalmente del sud, poi si sono spostate in Emilia-Romagna alla ricerca di lavoro o alloggio, senza riuscire però a cambiare domicilio e continuando quindi a comparire formalmente nelle statistiche delle Questure che hanno rilasciato il primo permesso.

Ci sono poi persone che non risultano né all’interno dei dati delle Questure, né agli sportelli per stranieri: all’interno della regione molti rifugiati, con cui non sempre è facile stabilire un contatto, vivono in una scomoda situazione di invisibilità, costretti a lavori in nero e soluzioni abitative emergenziali. Una situazione estremamente complessa di cui si parlerà domani, martedì 19 giugno, a Parma (Palazzo della Provincia), a partire dalle 10, con la presentazione della ricerca “Richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria in Emilia-Romagna. L’accoglienza oltre i progetti SPRAR”. La ricerca, curata dalla Provincia di Parma con il supporto (per quanto riguarda il territorio di Bologna) della Provincia di Bologna e dell’ong Cospe, rientra nelle attività del progetto – giunto alla seconda annualità – “Emilia-Romagna, Terra d’asilo”, promosso dalla Regione e attuato dalla Provincia di Parma.

“Uno dei suggerimenti più importanti che viene da quest’indagine – sottolinea Anna Maria Dapporto, assessore regionale alla Promozione delle politiche sociali e immigrazione – è proprio l’assoluta necessità di prevedere modalità anche innovative di incontro e di comunicazione con quelle persone che oggi non si rivolgono agli sportelli per stranieri e restano davvero ‘invisibili’. La Regione continuerà a fare la sua parte, con un’attenzione particolare verso coloro che non trovano risposte adeguate ai propri bisogni. In quest’ottica – ricorda l’assessore – abbiamo proposto al Governo di passare dal bando annuale di finanziamento dei progetti SPRAR a un sistema di ripartizione regionale dei fondi: ciò darebbe maggiore stabilità agli interventi”.

Il progetto “Emilia-Romagna, Terra d’asilo” annovera fra i suoi partner (più di trenta) enti locali, sindacati e realtà dell’associazionismo. La seconda annualità, in particolare, si è concentrata su tre ambiti: attività di osservazione e monitoraggio dell’accoglienza “informale”, iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e formazione per gli operatori. La ricerca che verrà presentata domani punta a esaminare proprio l’accoglienza informale, quella cioè che va oltre le attività previste ed erogate dallo SPRAR. Nel corso del 2006, con i 7 progetti SPRAR attivi sul territorio dell’Emilia-Romagna sono state accolte 359 persone: solo il 24,7% dei potenziali beneficiari. Per chi non usufruisce dello SPRAR, interviene così l’accoglienza informale: quella garantita da associazioni di volontariato, terzo settore, singole parrocchie e comunità di connazionali, che contribuiscono a rendere meno drammatica la condizione di vita di tante persone. E proprio dalla ricerca risulta che i “contatti” stabiliti da parte del mondo dell’associazionismo e del volontariato con rifugiati e richiedenti asilo – che si sono rivolti a dormitori e sportelli informativi nel corso del 2006 – sono stati circa un migliaio.

“Si tratta di risposte fondamentali per garantire la sopravvivenza di molti rifugiati, in fuga da guerre, violazioni sistematiche dei diritti umani, torture. Ma occorre un maggiore impegno – conclude l’assessore Dapporto – da tutte le istituzioni: è evidente la necessità di programmare e aumentare le iniziative che diano concreta attuazione al diritto di asilo, sancito dall’articolo 10 della Costituzione italiana, e tutelato da direttive europee e Convenzioni internazionali”.

Nel 2006 in Italia sono state 5.347 le persone accolte nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR): il 20% in più rispetto all’anno precedente (rapporto Anci e Censis). Sono stati accolti 2.294 richiedenti asilo, 750 rifugiati e 2.303 titolari di protezione umanitaria. I beneficiari dello SPRAR, in prevalenza di sesso maschile (71%), con una predominanza di individui in età compresa tra i 26 e i 30 anni (24%) e una forte percentuale di minori (18%), provengono da 75 paesi. Il 67,1% arriva dall’Africa e, in generale, i primi cinque paesi di provenienza sono Eritrea, Etiopia, Colombia, Togo, Somalia.

I numeri dell’accoglienza istituzionale
Secondo i dati forniti dal servizio centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), nel corso del 2006 sono state 359 le persone accolte nei progetti attivi all’interno della regione Emilia-Romagna. I beneficiari, nel corso del 2006, sono stati 31 in più rispetto allo scorso anno: 328 coloro che avevano avuto accesso all’accoglienza degli enti locali durante il 2005. Questo dipende in larga misura dall’ingresso nello SPRAR di un nuovo progetto, quello di Ferrara, e da un maggiore turn over all’interno dei progetti, segno di una maggior efficacia degli stessi nel costruire insieme ai beneficiari percorsi di autonomia.
Quanti sono i rifugiati in cerca di accoglienza in Emilia-Romagna
Le 359 persone accolte durante il 2006 all’interno dei sette progetti SPRAR in regione – Bologna, Modena, Fidenza (capofila), Parma, Ravenna, Forlì, Ferrara – rappresentano il 24,7% dei potenziali beneficiari, in base alla stima complessiva. Il dato delle 1455 persone fra richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria che, in Emilia-Romagna, potrebbero accedere all’accoglienza, se ve ne fosse la possibilità, deve essere peraltro inteso come impreciso per difetto. E’ più volte emerso nel corso del monitoraggio all’interno del progetto “Emilia-Romagna, Terra d’asilo” come l’offerta non pienamente adeguata di servizi su un territorio, la presenza di una radicata comunità di connazionali, la scarsa consapevolezza dei singoli circa i propri diritti e le possibilità offerte, facciano sì che un certo numero di popolazione rifugiata rimanga del tutto invisibile, e in quanto tale non quantificabile. Oppure, dopo un certo periodo di tempo trascorso nella vana ricerca di un’accoglienza, faccia perdere le proprie tracce. Queste persone, in fuga dal proprio paese, da persecuzioni, guerre e violazioni dei diritti umani, cercano protezione, ma rischiano di restare ai margini della società di “accoglienza”, nonostante tutti gli sforzi che vengono fatti dagli operatori del settore.