La donazione degli organi è un grande atto d’amore. Quando poi è una persona vivente a donare un rene, questa scelta diventa ancora più impegnativa. Questa pratica va incoraggiata: presenta infatti numerosi vantaggi sia dal punto di vista del tempo di attesa, che risulta molto più breve, con possibilità di programmare il trapianto prima dell’inizio del trattamento dialitico, sia dal punto di vista della sopravvivenza del rene e del ricevente, nettamente migliore rispetto al trapianto da cadavere.

“La richiesta di donazione ad un familiare o ad un amico non è sempre facile da parte del paziente – spiega il professor Alberto Albertazzi, direttore della Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi del Policlinico di Modena – ma sopratutto fa insorgere numerosi dubbi del potenziale donatore sulla procedura chirurgica e sui rischi immediati e a distanza sulla salute, sulla qua-ità di vita e sull’attività lavorativa. Queste ed altre domande concernenti la donazione pos-sono essere rivolte al medico di famiglia, al medico nefrologo che segue il paziente e infine al medico che si occupa specificamente della valutazione del donatore e del ricevente. Va comunque fortemente sottolineato che il trapianto da vivente non comporta rischi per la salute del donatore”.

Proprio per affrontare queste tematiche, l’Associazione Interregionale Trapianti (AIRT) e il Centro di Riferimento Trapianti dell’Emilia Romagna hanno organizzato per venerdì 23 novembre il Congresso Il trapianto di rene da donatore vivente. L’iniziativa, che si terrà al Centro Didattico Interdipartimentale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena (via del Pozzo 71), ha lo scopo di illustrare queste tematiche portando un aggiornamento anche sugli aspetti legislativi, medico legali, etici e psicologici.

“Il trapianto di rene da vivente – aggiunge il professor Gianni Cappelli, della Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi del Policlinico – assicura al donatore la funzionalità renale dopo l’intervento. A questo scopo il potenziale donatore viene selezionato dopo un’attenta valutazione delle sue condizioni psicofisiche. Tra i più frequenti motivi di esclu-sione ci sono l’ipertensione, una funzionalità renale non ottimale e nefropatie ereditarie. Alla fine della procedura di selezione, che prevede anche l’intervento del medico legale, è il Presidente del Tribunale ad autorizzare il trapianto. Il donatore, infine, viene seguito per tutta la vita con visite di controllo periodiche. Gli studi sinora effettuati mostrano una buona qualità di vita dei donatori, che devono soltanto avere l’accortezza di controllare i fattori di rischio che possono indurre danno renale (come l’ipertensione, il fumo e la dislipidemia)”.

Il Centro Trapianti di rene del Policlinico di Modena è attivo dal 1998, dal 2003 effettua anche trapianti da vivente. Questa attività viene svolta in stretta collaborazione con l’équipe vascolare del prof. Gioachino Coppi e con l’équipe urologica del prof. Giampaolo Bianchi. Nel 2006 sono stati effettuati 33 trapianti di rene, dei quali 31 da cadavere (di cui 2 combinati col fegato) e 2 da vivente. Nel 2007 (dato aggiornato al 20 novembre) i trapianti sono stati 32, di cui 26 da cadavere (3 dei quali combinati col fegato) e 6 da vivente, il triplo rispetto all’anno precedente. Il dato di attività rispecchia la riduzione generale dei trapianti di rene effettuati in Regione, passati dai 196 nel 2005 ai 131 nel 2006 ai 96 al 31 ottobre 2007. Il 70% circa dei trapianti effettuati al Policlinico riguardano pazienti provenienti da fuori regione Emilia Romagna.

I pazienti in lista di attesa a Modena al 15 novembre 2007 sono 320 contro i 302 del 2006 e i 279 del 2005. Questo incremento è legato a vari fattori: da un lato “Non è aumentata l’incidenza delle malattie renali – spiega il professor Cappelli – è invece aumentata l’indicazione clinica al trapianto renale e l’accettazione in lista di pazienti dializzati provenienti da varie regioni italiane”.

Dall’altro va tenuto conto del calo delle donazioni, che in Emilia Romagna sono passate da una media del 28,6 per milione di popolazione (pmp) nel 2006 al 25,2 pmp secondo la proiezione al 30 settembre 2007. Questo dato colloca la nostra regione tra quelle virtuose in ambito nazionale, visto che la media italiana è del 19,2 pmp. Per i trapianti da cadavere, è inoltre aumentata l’età media del donatore: l’incremento è avvenuto grazie alla diminuzione delle morti dei giovani, un fatto positivo che, però, ha riper-cussioni sulle donazioni.
“Di fronte a questi problemi – dice il professor Albertazzi – è una necessità inderogabile incoraggiare e potenziare il programma di trapianto da donatore vi-vente. Negli ultimi anni negli Stati Uniti la politica a favore dei trapianti da vivente ha portato questi trapianti al 50% dei trapianti renali effettuati annualmente”.
Il trapianto di rene da vivente apre anche un’ulteriore possibilità, rispetto a quella tradizionale: si tratta del “progetto cross-over”, che cerca di dare una risposta a quelle situa-zioni in cui il potenziale donatore vivente non è compatibile con la persona cui vuole donare. In questo caso, la “coppia” viene inserita in un’apposita lista nazionale, all’interno della quale si cerca un’altra “coppia” nella stessa situazione, per cui il donatore di una coppia sia compatibile col ricevente dell’altra, e viceversa. Se si verifica questa doppia compatibilità il trapianto viene eseguito in contemporanea.

Riguardo al trapianto da cadavere vanno sottolineate due pratiche per cui il Centro Trapianti di Modena è punto di eccellenza a livello nazionale: il doppio trapianto e il trapianto per pazienti HIV positivi.
Il doppio trapianto pone rimedio all’inconveniente che i donatori sono sempre più anziani e di conseguenza i loro organi posso avere una funzionalità minore.

“Si tratta di reni – spiega il professor Cappelli – che singolarmente non sarebbero adeguati ma che, invece, in coppia garantiscono una funzionalità normale. Generalmente provengono da donatori ultra sessantacinquenni e vengono sottoposti a biopsia. Tecnicamente l’intervento è più complesso e per questo il ricevente deve essere nelle condizioni fisiche di sopportarlo”.
Il Centro Trapianti del Policlinico partecipa anche al progetto dedicato ai trapianti di rene destinati a pazienti HIV positivi che, in passato, essendo immunodepressi, non potevano essere sottoposti a trapianto. Oggi, con i progressi della medicina e della chirurgia, ciò è possibile e a Modena attualmente sono 4 i pazienti in lista di attesa.
“L’eccellente e diversificata attività di trapianto di organi e tessuti (rene, fegato, cornee, midollo) svolta dal Policlinico di Modena indica l’alto livello di competenza e organizzazione – commenta il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, Stefano Cencetti – Tutto questo avviene nel quadro di in un sistema sanitario regionale oltremodo efficiente, al servizio di una popolazione che fa della solidarietà un proprio valore, come dimostra l’alta media delle donazioni, ben superiore alla media nazionale. Il Policlinico di Modena inoltre mostra ulteriormente la propria eccellenza sapendo ampliare prontamente le proprie capacità e competenze, di fronte a importanti mutamenti demografici, sociali ed epidemiologici: con il trapianto di rene da vivente, doppio, combinato, e in soggetti HIV positivi”.