Per limitare la diffusione del “colpo di fuoco batterico” e prevenire gravi danni sia alle aree verdi che alle zone frutticole, il Servizio fitosanitario regionale ha emanato un provvedimento che proroga di altri tre anni, fino al 31 dicembre 2010, il divieto di messa a dimora in Emilia-Romagna di biancospini, azzeruoli e di altre piante ornamentali del genere Crataegus.

Dopo le epidemie che hanno colpito gli impianti di pero, e in minore misura quelli di melo, negli ultimi anni il “colpo di fuoco batterico” causato da Erwinia amylovora ha interessato con sempre maggior frequenza piante ornamentali e spontanee, biancospini in particolare. Queste piante sono oggetto di minori controlli rispetto alle specie frutticole e costituiscono, pertanto, una fonte pericolosa di infezione e di propagazione della malattia.

I nuovi impianti di azzeruolo (Crataegus azarolus), biancospini (Crataegus monogyna, C. levigata) e altri Crataegus ornamentali sono ancora vietati in tutta la regione con lo scopo non solo di contenere i danni ambientali provocati dal “colpo di fuoco batterico”, ma anche per tutelare le produzioni vivaistiche di piante di pero e melo. La presenza di focolai della malattia, oltre ad aumentare il rischio che le giovani piante si ammalino, ne limita infatti la commercializzazione in base alle disposizioni comunitarie vigenti.

Il divieto di impianto di biancospini e altri Crataegus è in vigore in Emilia Romagna dall’autunno 2001 ed era stato già prorogato nel 2004 fino alla fine del 2007. Il divieto si riferisce esclusivamente ai nuovi impianti, e riguarda non solo gli operatori del settore (vivaisti e progettisti del verde) ma anche il privato che interviene nel proprio giardino.

Saranno il Servizio fitosanitario, gli Enti locali (Province, Comuni e Comunità montane) e il Corpo Forestale dello Stato a vigilare sulla corretta applicazione del provvedimento. Per chi non rispetterà il divieto e non estirperà le piante entro i termini previsti dalla legge sono previste sanzioni da 200 a 1200 euro, o di importo raddoppiato se a commettere la violazione saranno vivaisti o ditte professionalmente impegnate nella realizzazione o nella manutenzione di parchi o giardini.