Quasi 300 specie animali di cui 237 uccelli e 61 mammiferi. Sono i numeri della biodiversità nel territorio modenese secondo i dati raccolti nella proposta di Piano faunistico provinciale che sarà presentata giovedì 17 gennaio alle associazioni di categoria e ambientaliste nel corso del Forum in programma nell’auditorium Centro Famiglia di Nazareth (dalle ore 9 alle 13).

L’appuntamento si svolge in vista della discussione del Piano da parte del Consiglio provinciale nelle prossime settimane. Partecipano Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, Maria Luisa Bargossi, dirigente del servizio Territorio rurale della Regione e tecnici del servizio Politiche faunistiche della Provincia.
«L’incontro – spiega Caldana – rappresenta un ulteriore momento di verifica e confronto con tutti i soggetti interessati su un documento che contiene le linee strategiche nei prossimi anni sul controllo della fauna selvatica, la salvaguardia delle specie a rischio e la tutela dell’agricoltura».

Tra le specie animali spiccano quelle dichiarate di interesse comunitario dalla normativa europea e per le quali è prevista una qualche forma di tutela, tra cui il lupo, l’istrice, il ghiro, la cicogna bianca, il germano reale, il gufo di palude, l’aquila reale, il falco pellegrino, la moretta tabaccata e la pavoncella.
Una sezione è dedicata all’avifauna migratoria e alle specie tipiche delle zone umide di cui è particolarmente ricco il territorio modenese: 11 siti di censimento tra cui spiccano le Valli di Mortizzuolo e S.Martino in Spino, note ai ricercatori anche a livello nazionale, che ospitano circa la metà della fauna migratoria del modenese, tra cui la gallinella d’acqua, il frullino, il beccaccino, il piro piro e la casarca.
Si parla anche di aquila reale, la cui presenza continuerà ad essere monitorata, del falco pellegrino (sei-otto coppie rilevate a Sassoguidano di Pavullo e a Roccamalatina), infine il lupo sul quale la Provincia ha effettuato una ricerca che ha permesso di individuare la presenza stabile di tre nuclei familiari.
Oltre a fotografare il patrimonio faunistico, infine, il Piano illustra l’impatto di diverse specie, in particolare sull’agricoltura. Tra queste il cinghiale, ormai diffuso praticamente su tutto il territorio collinare e montano, sfiorando i 2500 esemplari; poi i cervi (presenti circa 400 esemplari), daini (circa 800 esemplari) e caprioli per i quali si ipotizza la presenza di 18-20 mila capi.

200 mila euro di danni nel 2006 – emergenza cinghiali
Per salvaguardare l’agricoltura, il Piano individua obiettivi e strategie da mettere in campo nei prossimi cinque anni, tra cui spiccano i piani di limitazione numerica di alcune specie e l’apertura di un apposito sportello per il coordinamento degli interventi sui danni.
I danni all’agricoltura, infatti, provocati dalla fauna selvatica nel 2006 ammontano a circa 200 mila euro, con un trend in calo negli ultimi anni (nel 2000 erano quasi 350 mila), ma in leggero aumento rispetto al 2005.
Nel periodo dal 2000 al 2006, inoltre, la Provincia ha erogato complessivamente 415 mila euro per la prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica alle colture agricole. I fondi sono stati distribuiti sotto forma di sostegni economici o contributi per l’acquisto di materiali per prevenire i danni (protezioni elettriche o recinzioni).
Nella fotografia, fornita nel Piano faunistico, sui danni agricoli emerge che in questi ultimi anni il cinghiale è responsabile del 22 per cento dei danni, seguito da corvidi e storni.
Nell’area nord le specie che fanno registrare più richieste di danni sono gli storni, per i frutteti, le nutrie che, oltre a scavare pericolosamente negli argini dei fiumi, danneggiano melonaie, frumento, mais e barbabietole; in collina i danni sono dovuti in parte dai caprioli che devastano i campi di erba medica e i prati soprattutto a Savignano, Castelvetro e Fiorano, poi vengono i daini e i corvidi, ma anche fagiani e piccioni; in montagna il nemico principale degli agricoltori (con oltre il 90 per centro dei danni) è il cinghiale (soprattutto nella zona tra Zocca e Montese), seguito dagli altri ungulati come i caprioli e i daini.