Mercoledì 6 febbraio il Consiglio provinciale di Modena ha approvato il Piano faunistico-venatorio provinciale con la sola astensione di Forza Italia e il voto favorevole dei gruppi di maggioranza (Pd, Prc e Verdi), di An e dell’Udc.


Per la capogruppo di Forza Italia Claudia Severi il Piano «realizza gli obiettivi di legge e pone la massima attenzione all’equilibrio faunistico, ma preoccupa molto l’assenza del mondo agricolo dalle trattative e non siamo sicuri della sortita che il Piano avrà».
Secondo Tomaso Tagliani (Udc) il Piano «ha centrato alcuni problemi importanti» ma presenta «una lacuna enorme che diventa un’ingiustizia: non è previsto alcun risarcimento per i danni agli agricoltori anziani che, per sopravvivere, sono costretti a continuare l’attività ma non hanno più la partita Iva, requisito per il risarcimento».
«Se c’è un’azienda agricola c’è anche la partita Iva, diversamente la coltivazione è hobby o evasione» ha replicato Giandomenico Tomei (Pd) che condivide che «il piano tuteli il più possibile l’agricoltura».
Per Aldo Imperiale (Prc), che valuta positivamente «la difesa delle conduzioni agricole, la tutela delle specie minacciate e la responsabilizzazione dei cacciatori» il Piano dovrà occuparsi «non di selvaggina ma di fauna selvatica».
Soddisfatto «per il riconoscimento della fauna selvatica come risorsa da salvaguardare» Luca Caselli (An) che però vede «alcune ombre sulle regole per le aziende faunistico-venatorie che dovrebbero occupare almeno il 15 per cento del territorio e non solo l’11 con, tra l’altro, minori spese per l’ente pubblico. Inoltre, sarebbe fondamentale la presenza delle minoranze negli Atc per dare il senso di una partecipazione della Provincia come istituzione».
Secondo Walter Telleri (Verdi) le norme contenute nel documento «sono un cambiamento sostanziale rispetto al passato e sono la condizione per la piena applicazione della legge venatoria. Bisognerebbe studiare nel calendario venatorio la possibilità di far coesistere diverse fruizioni del territorio».
Lella Rizzi (Pd) ha sottolineato «il lavoro ben fatto soprattutto per la raccolta degli elementi conoscitivi e per il percorso politico gestito in modo aperto con il coinvolgimento della consulta e delle associazioni».
Dello stesso parere il capogruppo del Pd Demos Malavasi per il quale «è rilevante che il Piano vada nella direzione di regolamentare la caccia per contrastare i danni e tutelare la fauna, ma ci sono ancora molte cose da fare per coinvolgere sia i cacciatori che gli agricoltori e per legare i cacciatori al territorio» .