Tra le numerose iniziative di ViaRomaViva, in programma da sabato 31 a lunedì 2 giugno nella strada del centro storico e in piazze e cortili della zona, insieme a concerti, animazioni, proiezioni, incontri e mercati di artigianato artistico promossi da Comune, circoscrizione Centro storico, commercianti e artigiani della zona, l’associazione La gabella negli spazi di via Roma 68 propone “No man’s land”, interessante mostra del fotografo Piergiorgio Casotti dedicata al Kurdistan.


Attraverso le immagini di Casotti si potrà viaggiare attraverso questa ‘no man’s land’ non molto lontana da noi, dentro una delle più antiche e allo stesso tempo sconosciute culture indoeuropee, che oggi sembra lentamente rivedere una flebile luce di speranza.
Oltre quindici anni di guerra e un’assidua e feroce politica di assimilazione culturale da parte del governo turco hanno portato l’etnia curda allo stremo e sull’orlo dell’estinzione culturale. Più di 37.000 curdi sono stati uccisi, migliaia di villaggi sono stati distrutti dall’esercito e centinaia di migliaia di curdi sono stati forzatamente costretti a lasciare le loro abitazioni.

Il Kurdistan ha una storia lunga e difficile, arrivata fino a noi attraverso le guerre, i conflitti e le persecuzioni che abbiamo sentito raccontare negli ultimi quindici anni.
Già dalla fine della guerra turca per l’indipendenza, nel 1923, con la divisione politica della regione nelle attuali Turchia, Iraq, Iran and Siria, il popolo curdo dovette affrontare conflitti e dure repressione portati avanti dai diversi governi. Veri e propri programmi di pulizia etnica, l’’arabizzazione’ o la ‘turchificazione’, sono stati perpetrati attraverso omicidi di massa, censure e proibizioni della cultura e della lingua curda. Negli anni Novanta, poi, la situazione si inasprì ulteriormente a causa della guerra tra l’esercito turco e il Pkk, che costrinse la gente ad abbandonare case e villaggi.

Oggi, milioni di curdi vivono come persone senza uno stato, come emigrati, rifugiati alla ricerca di asilo politico, facendo di questo popolo una delle più numerose etnie senza una terra. Ma nonostante la loro diaspora attraverso diversi confini politici e il vasto numero di lingue e religioni che oggi li accompagnano, i curdi mantengono vivo e forte il senso di identità.
Il viaggio fotografico proposto dalle immagini di Casotti conduce dentro questa identità, in un mondo fatto di tradizioni orali, resistenze quotidiane, vite rese difficili dalle condizioni economiche, sociali e culturali di una tra le regioni più povere ma più vive della Turchia.

La mostra “No man’s land” sarà visitabile sino a sabato 7 giugno, negli orari di apertura della Gabella, dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 19.
Ingresso gratuito.