La Guardia di Finanza di Bologna ha sequestrato beni per oltre 2 milioni di euro tra Emilia e Calabria, nell’ambito di una indagine su società fantasma e fatture false.

Le Fiamme Gialle, in base a un decreto emesso dalla magistratura bolognese, hanno sequestrato macchinari ad una società calabrese per oltre un milione e mezzo di euro; quote di due società con sede a Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Sasso Marconi (Bologna) e un complesso immobiliare di pregio, sempre a Sasso Marconi, del valore di oltre 650.000 euro.

In pratica, l’organizzazione, attraverso una serie di società bolognesi intestate a prestanomi, acquistava immobili di pregio che, una volta ristrutturati e frazionati, venivano venduti realizzando plusvalenze successivamente neutralizzate mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, emesse dalle predette società appositamente costituite.
E’ stato anche scoperto che alcune di queste società, artificiosamente create, risultavano aver emesso fatture false per prestazioni di servizi e cessioni di beni strumentali in realtà mai effettuate, nei confronti di società aventi sede in Calabria che a loro volta chiedevano e ottenevano finanziamenti a livello comunitario e nazionale.
Queste società, infatti, registrando i documenti fiscali in contabilità, potevano avanzare richiesta e ottenere dalla Comunità Europea e dagli enti locali l’erogazione dei suddetti contributi, fornendo loro una parvenza di legalità circa i costi sostenuti.

L’operazione della Guardia di Finanza bolognese ha visto l’applicazione – una delle prime volte in Italia – del cosiddetto ‘sequestro per equivalente’, nuovo istituto giuridico del 2002 esteso con la Finanziaria 2008 ai reati fiscali e che consente di sottoporre a sequestro anche beni legittimamente posseduti dall’indagato sebbene non riferiti al reato contestato e che verranno definitivamente confiscati in caso di condanna o di pateggiamento.