Nell’estate del 1992 due tremende esposizioni annientarono la vita di tre magistrati (Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvino, Paolo Borsellino) e quella degli otto giovani che lo scortavano. A Giuseppe Ayala, che sostenne le accuse dei due giudici nel maxiprocesso di Palermo, quelle esplosioni strapparono non solo validi colleghi ma tre carissimi amici, lasciandogli lo struggente ricordo di dieci anni di vita insieme ed un rabbioso mai sopito rimpianto.


Oggi Giuseppe Ayala ha deciso di raccontarci com’erano questi servitori dello Stato, ricordandone le capacità professionali ma anche le qualità umane e le passioni private. Lo ha fatto con un libro – Chi ha paura muore ogni giorno – di cui si parlerà assieme all’autore domani – lunedì 20 ottobre – alle 20.45 presso la CNA Provinciale, a Modena, in via Malavolti, 27.

Una chiacchierata – aperta al pubblico – che consentirà di comprendere gli uomini, prima che i magistrati, e per vivere la storia di quegli anni, delle vittorie e dei fallimenti contro una mafia che ancora oggi si nutre dei silenzi e delle complicità di una Sicilia e di un intero Paese che non sono, forse, abbastanza cambiati da allora.

Nato a Caltanissetta nel 1945, Giuseppe Ayala ha fatto parte per tutta la sua durata del pool antimafia di Palermo. E’ stato deputato e senatore per quattro legislature e sotto0segretario alla Giustizia dal 1996 al 2000.

Rientrato in magistratura nel 2006, da Mondadori ha pubblicato nel 1993, assieme al giornalista Felice Cavallaro, La guerra dei giusti: i giudici, la mafia e la politica. Quest’anno è stata, invece, la volta, di Chi ha paura muore ogni giorno.