Presentata, ieri 11 dicembre, la ricerca “Follia Scritta” curata dalla redazione di Psicoradio in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana.

La giornata si è divisa in due parti. Al mattino la riflessione si è concentrata soprattutto sui titoli dei giornali oggetto della ricerca (8 quotidiani che nel 2008 hanno nominato termini legati alla salute-malattia mentale) mentre al pomeriggio si è ragionato sul concetto di presunta pericolosità dei malati di mente grazie all’intervento di Angelo Fioritti, responsabile della salute mentale della Regione Emilia Romagna.

Alcuni titoli sono stati cambiati dai redattori di Psicoradio cercando di rispettare la lunghezza originale così, ad esempio, “ I matti di Psicoradio” è diventato “Le voci di Psicoradio”.
Il confronto si è tenuto con alcuni giornalisti di quotidiani locali bolognesi ( presenti Il Domani, Il Resto del Carlino, Corriere di Bologna, La Repubblica e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Bologna Gerardo Bombonato). A partire dall’uso delle parole si è sviluppato un ragionamento su quei titoli che rafforzano lo stigma e non tengono conto del “mettersi dall’altra parte”. Il 67% dei titoli con termini che riguardano la salute mentale si concentrano nelle sezioni di cronaca e cronaca locale, il 18% in cultura e spettacolo, il 15% in salute. I termini folle, pazzo e squilibrato sono usati soprattutto in cronaca mentre matto ottiene la ribalta quando il titolo vuole in un certo senso fornire una rappresentazione positiva o dare valore a ciò di ci si parla.

Angelo Fioritti Fioritti ha fornito alcuni dati su cui vale la pena di ragionare. Tanti titoli riportano alla pericolosità delle persone che hanno disturbi mentali: dopo 30 anni di legge 180 ( una delle poche che al mondo ha portato ala chiusura dei manicomi) cosa dicono i numeri? Quasi assenti le ricerche italiane mentre negli Stati Uniti, Inghilterra e Svezia l’incrocio tra le banche dati del ministero della giustizia e della salute porta ad evidenziare la più alta probabilità di commettere dei reati legata alle persone con problemi di abuso di alcol. Una ricerca su 160 persone internate in Ospedale Psichiatrico Giudiziario in Italia ha evidenziato che “ è molto difficile prevedere quando una persona ucciderà – ha sottolineato Fioritti – si è visto in questa analisi che l’atto criminale avviene in media dopo 14 anni dall’insorgere della malattia su un periodo che va da uno a trent’anni”.

Tra le proposte da approfondire in futuro quella di creare un glossario di termini “appropriati” quando si parla di salute mentale.